Era il primo giorno di scuola per quei ragazzini, classe 1965, che per la prima volta sedevano sui banchi della nuova scuola, una scuola totalmente diversa dalle Elementari, dove un solo maestro era chiamato ad insegnare le varie discipline. Gli studenti, seduti compostamente, aspettavano con impazienza, ma anche con palpabile paura, che entrasse in aula non più “il maestro”, ma “un professore”. Ma chi? Poco prima, attraversando il lungo corridoio in fondo al quale c’era la 1ªC, alcuni ragazzi avevano chiesto ad Oronzino, il bidello, chi fosse l’insegnante della prima ora.
“La professoressa di lettere!” – rispose seccamente quello, senza troppo pensare e ancora un po’ alticcio per la bicchierata della sera precedente in osteria.
Entrati in aula, i più furbi e prepotenti, con spinte e spallate, si accaparrarono gli ultimi banchi, quasi a volersi nascondere per un intero anno agli sguardi inquisitori e severi dei vari docenti. Una volta sistematisi, ognuno aspettava in religioso silenzio che la famigerata professoressa di lettere, Amalia Ricchiuti, entrasse in aula. Sul suo conto circolava una nomea da far rabbrividire chiunque, pari a quella che suscita Morticia della famiglia Addams.
“Da quando le è morto l’unico figlio, non si fa più vedere in giro…” – intervenne Luigi con una vocina stentata – “…È sempre stirata in volto e pallida, molto pallida. E poi indossa un vestito nero dal quale non si stacca più per non offendere la memoria della sua cara creatura”.
“Sì, è vero, anche mio padre non mi ha parlato bene di lei, ma circola voce che sia molto brava e preparata” – s’inserì Pinuccia nel gruppo dei dialoganti.
“Speriamo che il primo professore ad entrare in classe sia quello di matematica e scienze…” – tagliò corto Enzo, intenzionato a spostare il discorso su un altro docente – “…Si tratta del professore De Sica… Mauro De Sica. È stato trasferito a Casarano lo scorso anno. È alquanto stravagante e imprevedibile, veste in modo originale e ha un metodo d’insegnare tutto suo. Pare che faccia degli strani ed efficaci esperimenti scientifici e, di tanto in tanto, racconta barzellette per alleggerire la lezione e diletta gli alunni con divertenti storielle legate alla vita degli antichi Romani”.
“Meno male!… e allora… allora sarà una passeggiata studiare quando in classe ci sarà lui!” – s’inserì Salvatore, dopo aver tirato un sospiro di sollievo.
“Altroché!… il professor Mauro, da quanto mi hanno riferito alcuni suoi ex-alunni, pretende che tutti siano preparati e seguano con interesse la lezione!”.
Non avevano finito di fare le più disparate congetture che un uomo elegante, molto alto e slanciato era fermo sulla porta e seguiva in silenzio i loro intriganti chiacchiericci.
“Buongiorno, ragazzi!… la ricreazione non è ancora cominciata!…” – si presentò in maniera un po’ autoritaria il professore – “…È tempo di fare le dovute presentazioni… io nei vostri confronti e voi nei miei!”.
Tutti scattarono in piedi e all’unisono si lasciarono andare, con antico e consolidato vezzo, ad un “Buongiorno, signor maestro!”, quasi a voler chiedere scusa della loro innocente distrazione.
“Ciao ragazzi, non sono mica il vostro maestro!… Ormai quello insegna ad un nuovo gruppo di studenti. Io sono il vostro professore di matematica e scienze”.
“Allora, lei è il professore… il professore De Sica?” – domandò a malapena Antonella.
“Sì, sono il prof. De Sica in carne, ossa e con tanti numeri per la testa!… Insegno da meno di un anno a Casarano e devo onestamente ammettere che mi sono già perfettamente ambientato in questa bella e industriosa città…” – riattaccò felicemente il docente, conferendo maggiore distensione al suo dire – “…Oggi è il vostro primo giorno di scuola. Una scuola molto diversa dalle Elementari, in cui il maestro vi ha spesso coccolato, a volte vi ha sgridato e solo in qualche circostanza punito. Qui, nella scuola media, incontrerete tanti insegnanti, forse nove o dieci, diversi per modi di fare, per aspetto, per carattere, per esigenze. Perciò, dovete iniziare ad abituarvi ad uno studio molto più serio ed incisivo di quello degli anni scorsi. Da quest’oggi per voi inizia un nuovo percorso scolastico, più responsabile e impegnativo. In pratica, state cominciando ad affacciarvi alla vita che conta, ad entrare nella società degli uomini e ad incontrarvi con i loro tanti aspetti, buoni o cattivi che siano. Da oggi, se ancora non l’avete capito, inizia la vostra scalata alla vita. Vi esorto, perciò, a non scherzare e ad iniziare sin d’adesso a faticare, a lottare, se intendete guadagnare i gradini più alti della scala umana”.
Poi il professore ebbe una leggera pausa, abbassò il capo e rimase per qualche istante in silenzio. Tempo pochi secondi che già aveva ripreso a parlare, accompagnando le sue parole con un sorrisetto appena abbozzato.
“Vi sto annoiando, ragazzi?!”.
“No, niente affatto!…” – esclamò spontaneamente Graziano, un ragazzo riccioluto seduto in fondo alla classe – “… Professore, trovo molto interesse in quel che dice!”.
“È vero, il professore sta piacendo anche a me!” – ribadì Ippazio, condividendo il pensiero del compagno.
“Oh, ragazzi!… iniziamo già con le adulazioni?”.
“Pro… professore, cos’è l’adu… l’adulazione?”.
“Beh, certamente non è un elogio, ma neanche un rimprovero. Capirai da solo durante l’anno scolastico che al professore De Sica non piacciono le adulazioni…” – intese precisare l’insegnante – “…Le mie lezioni non saranno sempre così piacevoli come questa del nostro primo incontro. Perciò, ragazzi, vi consiglio a venir fuori dal quel mondo incantato che vi ha accolto sino ad oggi e ad indossare una nuova pelle, anzi una prima corazza!”.
“Uuuh!…” – si udì un leggero brusio per tutta l’aula.
“No, non vi spaventate, figlioli, non vi trovate mica di fronte ad un lupo cattivo! Spero che qualcuno vi abbia già parlato di me. Sappiate che sono buono come il pane e dolce come il miele…”.
“Oooh!” – risuonò di stupore l’intera classe.
“No, no, un momento!… Cerchiamo di capirci… vi prego di ascoltarmi sino in fondo, non ho certo finito!…” – spiegò l’uomo, aggrottando un po’ le sopracciglia e conferendo al discorso una certa seriosità – “…Ecco, voglio anche dirvi che sono duro come l’acciaio e acido come il vino spunto!”.
“Uuuh!…” – ritornò il vecchio brusio, in maniera un po’ più convincente.
“No, no, non fate così!… Non siete più i ragazzini d’un tempo… non avete più bisogno di un cioccolatino, di un lecca-lecca o di una caramella! Ora siete grandicelli… siete già dei piccoli uomini e come tali, d’ora in poi, dovete impegnarvi e comportarvi. Va bene, ragazzi!”.
Quasi tutti dondolarono la testa dall’alto verso il basso a volergli esprimere pieno consenso.
“Da parte mia vi prometto che vi aiuterò, starò sempre accanto a ciascuno di voi e per voi ogni giorno lavorerò”.
Non aveva finito di parlare che un lungo applauso rimbombò per l’aula, tanto da svegliare Oronzino, assorto nei suoi profondi pensieri, e da fargli scappare alcune feroci considerazioni sul suo conto.
“Grazie, signor maestro!” – aggiunse subito Cosimo.
“Nooo!… Ragazzi, continuate ancora a darmi del maestro?!… Dimenticate la scuola elementare e, soprattutto, dimenticate il vostro maestro… conservatelo solo tra i buoni ricordi, così come lui sta facendo con voi!”.
“Scusi, signor professore, per l’errore commesso… ma se non trascorre un po’ di tempo, non sarà facile venir fuori dal nostro mondo” – precisò il ragazzo.
“Beh!… Le cose cominciano a cambiare… ma ricordatevi che sono soltanto il professore e non il signor professore!”.
Nell’ampia aula scese, come d’incanto, un silenzio di approvazione.
“Quello che ora voglio aggiungere è che nella vita dovete essere sempre essenziali, mirati, accorti e, soprattutto, non dovete spendere male il vostro prezioso tempo, né tantomeno le vostre energie”.
“Cosa intende dire, professore?” – ribatté timidamente Gianni.
“Voglio farvi capire di non sprecare il tempo inutilmente e di puntare dritti alle cose più importanti… In pratica, dovete farvi un elenco dei traguardi principali e di impegnarvi a raggiungerli, anche a costo di sacrifici e di rinunce. Insomma, fissate le cose prioritarie e poi via via quelle meno importanti. Cominciate a farlo già da adesso. Mi sono spiegato bene?”.
“Altroché, professore!”.
“Oooh, finalmente!… Ora, ragazzi, statemi ad ascoltare. Questa prima lezione è una lezione di vita e non certamente di matematica o di scienze… Una lezione che vi accompagnerà ogni giorno per il resto della vostra esistenza, un po’ come i colori di una pittura che si fissano per sempre sulla tela…” – ebbe a precisare l’insegnante – “…Se da grandi avrete da gestire tante cose durante la giornata, se ventiquattr’ore vi sembreranno troppo poche e vorreste averne delle altre a disposizione, allora sedetevi, chiudete gli occhi per qualche minuto e ricordatevi di ciò che sto per raccontarvi. Si tratta della storiella del vaso della marmellata e dei due bicchieri”.
Come per incanto, i ragazzi si sentirono rapiti da una magica ed insolita energia irraggiata da quell’uomo, che sembrava essere venuto chissà da dove. Pertanto si disposero tutt’orec-chi a seguire il suo discorso.
“Un professore di filosofia…” – iniziò a raccontare Mauro.
“Professore, mi scusi, ma… cos’è la filosofia?” – intervenne Marcello con un po’ di timore per l’interruzione causata.
“Come ti chiami, ragazzino?!” – gli ribadì seccamente il professore.
“Marce… Marcello Ba… Bar… Barlabà… Mi scusi, professore, se l’ho interrotta” – gli rispose a stento l’alunno, con il volto smuntoper l’imbarazzo.
“Assolutamente no, Marcello, anzi, ti ringrazio per avermi fermato. Purtroppo noi insegnanti diamo per scontato che voi alunni sappiate ogni cosa. Bravo, Marcello, apprezzo molto la tua audacia… Ragazzi, fatelo anche voi: se non avete compreso qualcosa di un argomento, fermatemi pure, anzi fermate ogni altro professore, purché lo facciate con garbo e avvedutezza”.
Altri applausi e ovazioni.
“Uffa, questo professore quanto scassa! … Mi sa tanto che i ragazzi abuseranno della sua pazienza e lo sbeffeggeranno in continuazione!” – pensò Oronzino, preso com’era dalle sue giravolte mentali e voli pindarici.
“Ecco, Marcello, il termine “Filosofia” deriva dal greco “phìlos”, che significa “che ama, amante” e “sophìa”, che vuol dire “sapienza”. Praticamente la filosofia è la scienza che studia l’amore per la sapienza umana con tutte le sue correlazioni e interazioni. Ok, allora?”.
“Sììììììììì” – risuonò per tutta la classe un suono stridente, come quello causato dal treno che sta per fermarsi in stazione.
“Allora riprendo il discorso. Un professore di filosofia era entrato da poco in classe ed aspettava che gli alunni si disponessero alla lezione. Ricomposta l’attenzione, l’insegnante presentò ai ragazzi un grosso vaso di marmellata, ovviamente vuoto, e iniziò a riempirlo con palline da golf… Chiese poi agli studenti se il recipiente fosse pieno. Costoro risposero che lo era.
Il professore allora prese delle piccole pietre di ghiaia da una scatola e le rovesciò nel vaso. Lo scosse leggermente e i sassolini si posizionarono negli spazi vuoti tra le palline da golf. Chiese di nuovo agli studenti se il recipiente fosse pieno e questi concordarono che lo era.
Il professore prese allora della sabbia da un’altra scatola e ne versò una parte nel vaso; ovviamente la sabbia si sparse ovunque all’interno. Chiese ancora una volta se il recipiente fossepieno e gli studenti risposero nuovamente con un sì.
Il professore estrasse dalla sua capiente borsa una bottiglia di vino e due bicchieri. Tolse il tappo dalla bottiglia e versò del vino nel recipiente, andando così a colmare tutti gli spazi vuoti tra i granelli di sabbia. A questo punto gli studenti risero.
Ora voglio che consideriate questo vaso come se fosse la vostra vita…” – disse il professore con enfasi, appena i ragazzi smisero di ridere – “…Le palle da golf sono le cose più importanti: cioè la vostra futura famiglia, i vostri bambini, la casa, la salute, il lavoro ed alcune delle vostre passioni. Sono, in pratica, le cose per cui, anche se tutto il resto di ciò che possedete andasse perduto e vi rimanessero solo le cose più importanti, la vostra vita continuerebbe ad essere sempre piena. Intendo, però, farvi un’altra considerazione. Tra le cose importanti non dovete inserire il denaro, perché il possesso di grandi quantità vi avvilirebbe e sminuirebbe le vostre migliori qualità. Comunque, averne è importante, ma nella misura sufficiente per farvi vivere con onestà e dignità.
Ragazzi, avete colto il senso del mio dire?”.
“Sììììììììììì!!!” – risposero all’unisono i ragazzi.
“Bene. I sassolini, ovviamente, rappresentano le altre cose, cioè quelle che hanno un’importanza relativa, come un’automobile, un televisore, un computer, ecc….
La sabbia rappresenta tutto il resto: cioè, le piccole cose, quelle marginali e futili, quelle delle quali si può fare ameno, come ad esempio un paio di occhiali da sole, un orologio ultimo grido, un abbonamento ad una rivista, il biglietto per il cinema, l’acquisto di un romanzo o di un cellulare d’ultima generazione, ecc.”.
L’insegnante si fermò per un attimo a rifiatare, poi ricominciò con maggiore lena.
“Ragazzi, mi state seguendo, vero?”.
“Sììììììììììì!!!” – sembrò fermarsi una terza volta il treno in stazione.
“Ora vi consiglio di essere ancora più attenti a quello che sto per dirvi, perché sono giunto ormai alla conclusione. Poniamo il caso che io decidessi di mettere nel vaso come prima cosa la sabbia. Beh,così facendo, non avrei più spazio per aggiungere la ghiaia e nemmeno le palline da golf, nonostante mi sforzassi in ogni modo. Ecco, ragazzi, può capitare l’identica cosa alla vostra vita: se spenderete tutte le vostre energie dietro le piccole cose, non avrete più spazio, tempo e sostanze per le cose più importanti.
Prestate attenzione, quindi, alle cose che sono indispensabili alla vostra felicità. Impegnatevi sin da questo momento nella vita, cominciate ad edificarla e perciò applicatevi nello studio con desiderio di apprendere e di migliorarvi in continuazione. Facendo ciò, oltre ad accontentare i vostri genitori, vi sentirete gratificati ed affronterete il lavoro quotidiano con maggiore slancio e sicurezza. Ben presto arriverete a tagliare i primi traguardi della vita: il diploma, la laurea, il lavoro, il matrimonio, la casa, la famiglia”.
“Professore, mi scusi se la interrompo ancora una volta, ma, in questo modo, non ci sarà posto per le nostre distrazioni, passatempi ed hobby, per le nostre passioni e sentimenti” – obiettò a giusta ragione Marcello.
“No, stai sbagliando, Marcello. Se mi avessi dato il tempo necessario per concludere il discorso, non avresti fatto simili obiezioni. Ecco, una volta raggiunti i vostri principali obiettivi, potrete maggiormente dedicarvi alle vostre passioni, ritagliandovi tra i tanti impegni uno spazio temporale, ma solo se ne avrete voglia e necessità. Perciò, dedicatevi con maggior lena a ciò che amate di più, curate i vostri sentimenti, praticate lo sport preferito, interessatevi anche di politica, di cultura e di spettacolo, ma fate tutto questo solo dopo aver giocato con i vostri bambini, dopo aver dedicato dolci attenzioni al vostro partner, dopo aver riservato un po’ di tempo e premure ai genitori. Sono questi gli aspetti e i doveri prioritari, sono in pratica le palline da golf delle vostre passioni con cui riempire il poco tempo rimasto a vostra disposizione. Ecco, in questo modo il vaso della vostra vita sarà sempre pieno di cose importanti.
Fissate, perciò, le priorità in ogni ambito… Il resto è solo sabbia, ma sono convinto che ne userete in modesta quantità!…
Se ascolterete il mio consiglio e sarete forti nei propositi, la vita vi premierà. Ne sono sicuro. Non scherzo se dico che un giorno riuscirete addirittura a giocare a… golf!”.
Marcello rialzò la mano e chiese cosa rappresentassero nella vita i due bicchieri e la bottiglia di vino.
“Sono contento che tu m’abbia fatto questa domanda, non fosse altro per dare un senso compiuto alla simpatica storiella…” – ringraziò il professore, sorridendo – “…I bicchieri servono solo per dimostrarvi che nella vita c’è sempre spazio e tempo per una bicchierata di ottimo vino da consumare insieme ad un buon amico o, magari, ad una bella amica e brindare con loro alla bellezza della vita!”.
Il suono della campanella arrivò inaspettato e impietoso: l’ora di lezione era scivolata via senza quasi accorgersene, con i ragazzi rimasti a bocca aperta, stregati dalle dolci e suadenti parole del professore. Mai lezione era stata così efficace.
Ci pensò la professoressa Ricchiuti, entrando in classe con incedere impettito e inflessibile, a farli ritornare con i piedi per terra.
E tutti vissero il resto della giornata scolastica infelici e scontenti… ma con il cuore e con la mente rivolti a quelle palline da golf, rimaste saldamente inchiodate sul muro dell’anima. (Rino Duma)