La piramide umana

di Rino Duma

Parto da una premessa. Come gli esseri umani, anche gli alberi sognano. Solitamente lo fanno d’inverno. Sognano di ricoprirsi di un rigoglioso mantello di foglie, di mettere fiori a bizzeffe e frutti a bizzeffe, per poi donarli all’altrui vita. È questa l’unica finalità che connota la vita degli alberi, oltre a quella legata alla loro riproduzione. Anche gli animali sognano, sognano ogni notte come gli umani. Il sogno ricorrente degli insetti è di succhiare polline in gran quantità, di mangiare foglie, di alimentarsi di bacche o di altri insetti. I predatori, dal loro canto, sognano di rincorrere una preda e di cibarsene, mentre quest’ultima spera di sfuggire, di non imbattersi nel suo eterno nemico o, magari, di trovarsi in un prato dove rimpinzare, con sazietà, lo stomaco.

Per nutrirsi, tutti gli esseri viventi hanno bisogno di sfruttare o il mondo vegetale oppure quello animale. Se un leone uccide una gazzella, lo fa esclusivamente per ragioni legate alla sua sopravvivenza, ma non certamente perché ha in odio la sua preda: lo fa soltanto per fame. Ergo, un leone sazio è un nemico innocuo per la gazzella, anzi può starle accanto… sino a quando non sarà nuovamente assalito dai morsi della fame!

Tutte le forme di vita ricorrono a questo vitale stratagemma, tranne una: l’uomo.

Anticamente l’unico scopo, o meglio, l’unico sogno dell’uomo era quello di cacciare per procurarsi il necessario sostentamento, in linea con le leggi della natura. Si comportava, cioè, come un normale predatore. Poi, sfruttando l’intelligenza, ha allargato gli orizzonti di vita, escogitando forme e sistemi per lavorare meno e vivere meglio. In pratica, durante il corso dei secoli, nella sua mente ha fatto capolino il pensiero economico del massimo rendimento con il minimo sforzo. Da allora, l’uomo ha dichiarato guerra ad altri uomini e, soprattutto, alla natura. Poco per volta, egli non si è più sentito parte integrante di essa, anzi l’ha dominata, l’ha sottomessa, l’ha prostrata, l’ha sfruttata per realizzare i suoi irrefrenabili e turpi… sogni.

Il vero problema dei disastri commessi dall’umanità sta proprio nella differente diversificazione dei suoi sogni, sia rispetto a quelli degli altri esseri viventi e sia a quelli dei propri simili. Infatti, non tutti gli uomini sognano allo stesso modo. Per spiegare meglio l’assunto, è necessario soffermarsi sulla struttura della società umana.

Alcune persone possono sognare in grande perché vivono già in grande. I loro sono sempre sogni vivacemente colorati. Il passo che li separa dai loro sogni è minimo, poiché ogni desiderio è facilmente realizzabile.

Vi sono, viceversa, molti uomini che vivono ai margini della società umana e, addirittura, tanti altri che ne stanno fuori. In pratica, queste persone sono estromesse dalla “vita normale”, cioè dalla vita decente e decorosa. Essi non hanno la possibilità di sognare per come vorrebbero o, meglio ancora, non tutti questi uomini sono messi nella condizione di sognare per come vorrebbero. Non sognano neanche in bianco e nero. Insomma non hanno sogni.

Il nostro pianeta, se lo osserviamo da un punto di vista geofisico, ha una forma quasi sferica, sulla cui superficie sono distribuiti casualmente i mari, gli oceani, le terre, i monti, le persone fisiche, le foreste, gli animali e quant’altro. Se invece lo consideriamo dall’aspetto socio-antropico, il mondo, o meglio l’umanità, assume un’altra configurazione, esattamente quella di una piramide molto alta e dalle pareti ripide, su cui sono stipati tutti gli uomini.

È una piramide divisa da una coltre di nubi temporalesche in due parti ineguali, sotto alla quale c’è quanto di peggio possa esistere: tuoni, lampi, fulmini, grandine, venti impetuosi, tornado, alluvioni, tsunami, terremoti si abbattono in continuazione e rendono la vita difficilissima. Al di sopra, invece, splende il sole e il panorama è stupefacente.

Nella parte più bassa della piramide è collocata la gente poverissima, quella che quotidianamente subisce angherie, prevaricazioni, mortificazioni, violenze di qualsiasi genere; è gente che non ha speranze e che porta avanti una vita fatta di sofferenze, di amarezze, di stenti e di rinunce forzate. Si tratta di gente che vive ai margini della società; è gente che usufruisce di un’alimentazione sbagliata e deficitaria, che ha un’igiene personale molto approssimata ed un’assistenza medica e farmaceutica ridotta al lumicino; è quella gente che è stipata nelle “favelas” dell’America meridionale, nelle capanne di fango o di paglia dell’Africa, nelle catapecchie galleggianti del Bangladesh, dell’India, della Birmania, di Sumatra e delle Filippine, è quella gente che vive nelle “bidonville” di alcune città americane e sudafricane, è quella gente che vive nelle baraccopoli delle grandi capitali, è quella gente che passa le notti all’addiaccio sotto i ponti del Tamigi, della Senna e del Tevere, o sotto i ponti di un qualsiasi cavalcavia o sotto le panchine delle stazioni ferroviarie o dei parchi comunali e che ha come unica coperta dei miseri cartoni, è quella gente che pulisce i vetri nelle vicinanze dei semafori o che si arrangia vendendo qualche stupida cianfrusaglia, è quella gente che cerca tra i rifiuti qualcosa da mangiare o da vendere, è quella gente che d’estate, svendendo la propria dignità, lavora per pochi euro al giorno, raccogliendo angurie, pomodori, uva e quant’altro, è quella gente che si prostituisce contro voglia, che vende il proprio corpo per poter sbarcare il lunario della sua grama esistenza.

Possiamo affermare, senza ombra di dubbio, che quasi il 40% della popolazione mondiale occupa questa posizione nella piramide. Ciò significa che quasi tre miliardi di uomini vivono in una situazione di estrema povertà e indigenza. Queste notizie sono state fornite recentemente dall’OMS, cioè dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Ma a questi dati allarmanti si devono aggiungere altri, non meno preoccupanti, comunicati dall’Istituto Nazionale di Statistica. In Italia sono quasi 10.000.000 le persone povere! La tendenza all’impoverimento è purtroppo in aumento.

Ritenete forse che queste persone abbiano la forza di sognare, di formulare dei desideri? Penso proprio di no: esse vivono nell’incubo di non farcela; hanno come unico scopo quello di sopravvivere e non certamente quello di vivere o di vivere meglio. Più che sognare, vivono nell’angoscia che hanno ereditato dai loro genitori e che, probabilmente, trasmetteranno ai loro figli. Queste persone hanno come unico desiderio quello di superare la giornata e di sperare che quella che sta per nascere sia meno crudele di quella appena vissuta. Queste persone non sognano, anzi si rifugiano nei sogni, quelli biologici, tanto per intenderci, per venire fuori da una realtà brutale e spietata.

Salendo di alcuni gradini, troviamo una fascia di persone che riescono a mala pena a vivere; insomma si arrabattano alla men peggio, ma le loro condizioni di vita lasciano a desiderare per alcuni aspetti. Stiamo parlando di quelle persone che a mala pena arrivano con il salario o con la pensione alla terza settimana del mese. Questa fetta rappresenta il 30% degli umani… umani per modo di dire!

Salendo più in alto, finalmente, si abbandona la parte della piramide che è avvolta da nubi perennemente temporalesche, attraverso le quali non filtrano raggi di sole. Nella zona, immediatamente sopra le nubi, sono collocate le frange di uomini che “vivono” una vita decente e decorosa, fatta di “cose normali” sotto qualsiasi punto di vista. Queste persone sognano, ma non in grande stile, sognano di poter vivere meglio. La fetta di torta, in questo caso, si assottiglia ancor di più e misura il 18-20%.

Proseguendo verso l’alto della piramide, si trova una minuta schiera di uomini che dispongono di buone risorse finanziarie ed occupano posti di prestigio in seno alla comunità umana. Sono gli alti ufficiali militari, i primari ospedalieri, i dirigenti statali, i direttori aziendali, i piccoli e medi industriali, gli uomini di spettacolo (come cantanti e calciatori affermati, attori, artisti e musicisti di grido ecc.). Sono questi gli uomini che hanno la possibilità di sognare a colori, di poter realizzare progetti anche complessi e ambiziosi, razionalizzando scientificamente le proprie risorse, in modo da ottenere il meglio e il massimo.

Qui la fetta di torta è ancor più ristretta: ci troviamo intorno al 10-11%.

Manca ancora pochissimo per arrivare al 100%.

C’è infatti un’altra piccola zona, situata in cima alla piramide, dove vivono ed agiscono indisturbati gli “eletti”, cioè i magnati dell’industria, della finanza, delle lobbies economiche e della politica, i potenti, o meglio i pre… potenti, quelli cioè che possono godere a iosa di privilegi, quelli che dominano tutto e tutti non solo con lo sguardo, quelli che decidono delle sorti dell’umanità, spostando a loro piacimento la ricchezza da un luogo all’altro del pianeta, a seconda della convenienza.

Questi uomini non sognano, non hanno aspirazioni e desideri, poiché sanno di avere tutto il mondo ai loro piedi. Forse il loro unico rammarico è quello di sentirsi mortali e, di conseguenza, la loro unica aspirazione è quella di rimanere eternamente giovani e di sperare che in un prossimo futuro diventino immortali. In Italia abbiamo alcuni esempi eclatanti! Sono proprio questi uomini che spudoratamente parlano di amore… di amore che trionfa sull’odio.

Di chi la colpa di quest’assurda strutturazione della società umana?

Pesa enormemente il grosso fardello che ci è stato consegnato dal passato, ma, a parer mio, il nodo principale del problema va ricercato nell’errato modello di sviluppo, inteso a livello economico, sociale e politico. Se non si trovano vie alternative immediate, l’umanità corre il rischio di entrare in un tunnel dal quale difficilmente potrà venir fuori.

Come porre riparo a una situazione del genere?

Non vi sono bacchette magiche in giro, neanche a pagarle a prezzo spropositato, né tanto meno pietre filosofali, che trasformino ogni vile metallo in oro. Il nostro unico strumento è rappresentato da una comune presa di coscienza, grazie alla quale affrontare immediatamente l’attuale situazione, che, sebbene preoccupante e seria, ha ancora un buon margine per essere risolta.

Abbiamo quanto necessario perché su questo pianeta si possa vivere in pace e in armonia con noi stessi e con la natura: basta soltanto sapersi organizzare. Il guaio, purtroppo, è che c’è sempre qualcuno che vuol avere un po’ di più per sé, ma non si rende conto che quel di più lo sottrae a qualcun altro. Di questi “qualcuno” in giro ci sono tantissimi, quasi due miliardi di uomini, i quali tentano quotidianamente di sottrarre alla rimanente parte dell’umanità risorse, ricchezze, alimenti, acqua e, ultimamente, aria pulita (cioè ossigeno).

È una corsa affannosa da parte dei paesi occidentali ad accaparrarsi le risorse migliori del pianeta-terra.

Il continuo e inarrestabile scempio e il depauperamento naturale possono essere fermati grazie alla buona volontà delle maggiori potenze mondiali, i cui governanti, sino a qualche tempo fa, hanno fatto finta di non sentire e di non vedere. Ultimamente, qualche cosa sembra essere cambiata: c’è, finalmente, una presa di coscienza generale. Ma bisogna fare in fretta, perché, ogni anno che passa, il pianeta invecchia sempre più velocemente e corre il rischio di non riprendersi dalle profonde ferite.

Intanto un passo importante lo possono e lo devono fare i giovani. Il mondo e, di conseguenza, la comunità umana potranno risorgere solo conducendo i giovani ad acquisire una visione meno egoistica della vita.

Due sono le agenzie più importanti chiamate a educare correttamente i giovani: la famiglia e la scuola. Purtroppo i risultati sinora ottenuti sono molto mediocri e inferiori alle attese, perché sia la famiglia sia la scuola non riescono a tener testa alla folle corsa, di cui si accennava poco fa. Per tale motivo esse vanno rivalutate adeguatamente e su di esse vanno fatti grossi investimenti. Una famiglia sana e una scuola sana aiutano i ragazzi a crescere responsabilmente. Ma i giovani vanno educati a farsi un carico di spiritualità, più che di materialità; vanno educati ad amare, a soffrire, a sperare, ad aiutare, a interessarsi anche degli altri, e non soltanto di se stessi.

Come? Inculcando nei giovani i semi della solidarietà, del rispetto, della fratellanza, della condivisione, della comunione, della giustizia, della pace.

La scuola, più che la famiglia, deve costruire i futuri cittadini, deve forgiare uomini forti nelle idee e nel carattere, uomini liberi, determinati, che non abbiano paura e che siano capaci di far cambiare tendenza alla società umana, di far adottare modelli di sviluppo e di vita più consoni alle esigenze del mondo. Attraverso un lento ma continuo rinnovamento di idee, di persone e di programmi si può andare lontani. Questo rinnovamento è possibile solo se passa attraverso le coscienze dei singoli cittadini, dei giovani e delle future generazioni. Si può e si deve vincere quest’importante e decisiva sfida, ma intanto è necessario che ognuno di noi, partendo dal proprio piccolo mondo, cominci a innovarsi e a vivere una vita in modo diverso rispetto a prima, responsabilizzandosi, correggendosi, ridimensionandosi, rinunciando a qualche piccolo privilegio, ma, soprattutto, amando di più.

Prodighiamoci per costruire un mondo migliore, dove ogni uomo possa ammirare, con sguardo unico, lo stupefacente spettacolo della natura e godere dei suoi frutti secondo il proprio naturale fabbisogno.