Specchio, specchio delle mie brame, chi è la più bella del reame?

Narciso…
lo specchio…
la donna…

di Piero Tre

Chi scoprì lo specchio? Se non vado errato, fu Narciso che, guardando in un bacile contenente dell’acqua, vide riflessa la sua bella immagine e se ne invaghì tanto da rimirarsi per numerose volte al giorno. La sua, però, era una pia illusione, perché bastava immergere la mano nell’acqua per distorcere l’immagine e disfarla. Per non interrompere la meravigliosa visione che l’acqua gli proponeva, decise di non smuoverla mai più, in modo d’ammirare in qualsiasi momento della giornata la bellezza del suo viso.

Ma doveva pur lavarsi! Perciò pensò bene di chiudere gli occhi mentre s’insaponava e di riaprirli dopo pochi minuti, quando il livello dell’acqua si sarebbe appiattito.

Ma, nonostante ciò, l’immagine riflessa, anche se bella, non era più quella di prima, in quanto era stata distorta dalle bolle di sapone e intorbidita dalla sporcizia delle sue mani. Pensava e ripensava su come rendere eterna la bella immagine di sé, senza però trovarne un efficace espediente.

Ci pensò Tike, la dea della fortuna, ad andargli in soccorso e a risolvere il suo assillante problema.

Una mattina il giovane trovò per caso in un vecchio baule, abbandonato dai suoi genitori in soffitta, un oggetto che non aveva mai visto prima d’allora e che, solo a guardarlo, rifletteva la sua bella immagine. Si trattava di un vetro speciale che, più e meglio dell’acqua, gli forniva un aspetto di sé sin troppo luminoso e chiaro.

“O mio Dio, quanto sono bello e affascinante!…” – proruppe con grande enfasi – “…Speriamo che l’immagine non scompaia se ci metto il dito sopra!”.

Provò prima a strusciare il pollice sullo specchio e poi l’intera mano senza che l’immagine si deturpasse o si spostasse di un solo millimetro.

“Evviva, evviva!!!…” – esclamò il giovane, in preda ad una forte emozione – “…Ora sono sicuro di conquistare ogni dolce fanciulla”.

Si beava il poveretto e non finiva mai di staccare lo sguardo dallo specchio generoso… generoso perché lui era ancora giovane, aitante e bello.

Poi, pian piano con l’incedere lento ma continuo degli anni, notava che quel pezzo di vetro magico cominciava a dargli un’immagine un po’ diversa: erano comparsi qualche piccolo brufolo sul viso, un modesto affossamento della pelle sulle guance, una leggera ruga sulla fronte, ecc.

“Ma che sta succedendo al vetro?…” – s’interrogava trepidante l’uomo – “…Ma sì, non è nulla!… Il vetro è sporco e perciò va immediatamente pulito”.

Prese uno straccetto di lana, strofinò per un po’ di tempo la superficie dell’oggetto, nella speranza di rimuovere quelle imperfezioni visive. Niente di niente. Riprovò con maggiore insistenza, ma l’immagine non migliorava affatto. Sconsolato, si sedette ed iniziò a riflettere. Arrivò perfino a ritenere che la sua vista stesse peggiorando. D’altronde era l’unica spiegazione plausibile.

Lo specchio, con il trascorrere del tempo, gli concedeva immagini sempre più inclementi e ingenerose, tanto da indurlo a non rimirarsi più in esso. Lo rimise nel baule e smise perfino di circolare per le strade del paese, temendo che le fanciulle non lo avrebbero fissato come un tempo e che, anzi, si sarebbero voltate dal lato opposto, disgustate nel vedere quel viso sfiorito e rugoso.

Andava avanti con il magone e senza più pavoneggiarsi con sé stesso. L’idea della perduta bellezza gli arrovellava la mente. Pensava, ripensava ma non riusciva a trovare una ragione possibile che giustificasse il declino repentino del suo viso.

Erano ormai trascorsi più di venti anni da quando aveva smesso di rimirarsi nello specchio. Un giorno, tormentato dal desiderio di rivedere la propria immagine, decise di rompere gli indugi e tornare all’antico vezzo. Mentre apriva il baule pensava che quelle impurità notate sul viso anni prima, sicuramente sarebbero scomparse e che il viso gli sarebbe apparso bello e vellutato come ai tempi giovanili. Chiuse gli occhi, prese lo specchio tra le mani, lo baciò più volte e, dopo un lungo sospiro e con il cuore che gli pulsava fortemente, li riaprì.

“Nooooo!… no, non sono io!!! Il mio viso è solcato da rughe, la pelle è avvizzita, la carne è flaccida!… Mio Dio cosa mai è successo?!”.

“Non è accaduto nulla, caro Narciso! … È la vita che si srotola in questo modo…” – gli rispose una vocina proveniente chissà da dove – “…Il percorso degli umani è questo e va accettato nel bene e nel male. Io vi ho regalato il Tempo perché voi poteste capire che ogni cosa ha un inizio e una fine ed inoltre che tutto si muove, cambia e precipita. Ora pensa a vivere con umiltà ed amore. Impègnati a migliorare la bellezza della tua anima, piuttosto che quella del tuo cartoccio. Vivi in pace e sarai premiato”.

Non si sa che fine abbia fatto Narciso. Forse non avrà mai più utilizzato lo specchio, anzi credo che lo abbia rotto e sicuramente non sarà uscito di casa per non mettere in evidenza i segni della appassita bellezza. Nessuno lo ha più visto in giro, nessuno ha mai più parlato di lui.

Per fortuna o sfortuna altri specchi hanno invaso e tormentato la vita degli uomini, soprattutto di sesso femminile. Sì, la donna, che non smette mai di rimirarsi in ogni luogo e in ogni momento: nello specchio di casa, in quello che ha nella borsetta, in quello retrovisore dell’auto, in quelli che incontra guardando le vetrine, ecc.. In quest’ultimo caso non crediate che si fermi ad osservare i prodotti ivi esposti. Assolutamente no! Al limite dà uno sguardo fugace per poi rimirare l’immagine che le viene riflessa dal vetro ben pulito di quella vetrina. E rimane là per qualche minuto, muovendo la testa ora a destra ora a sinistra, ora in basso ora in alto, alla ricerca di qualcosa da correggere all’istante, come un ciuffo di capelli alquanto disordinato oppure il viso un po’ pallido, che va subito rianimato con una pennellata di fondotinta.

Insomma, Lei vuole apparire sempre un’eterna ragazzina, pronta ad esibire ciò che il Tempo, il Tiranno Tempo, le ha rubato per donarlo alle fanciulle che si affacciano alla vita. Ma Lei non si arrende, non vuole perdere la partita ed ecco che, a costo di spendere le migliori fortune, acquista creme, pomate, ciprie, matite, balsami, profumi, ecc. e si rifà le labbra, gli zigomi, il collo, il seno, le mani, ecc. per tentare di conservare buona parte dell’antica bellezza. E non si avvede invece che, utilizzando questi espedienti, contribuisce ancor di più a mettere in evidenza la sua incipiente vecchiaia.

Pertanto da queste righe si rivolge alle donne il consiglio di coltivare, non tanto la bellezza esteriore del proprio corpo, quanto quella interiore dello spirito.

La donna colta brilla grazie ad un attraente portamento, alla scioltezza della lingua e alle idee geniali; seduce con i suoi raffinati pensieri, vive sempre di luce propria; quella mediocre, pur ostentando una bellezza contraffatta, troverebbe degna collocazione in un museo delle cere. Basta guardare la Tv per accorgersi delle esibizioni quotidiane di tante donnicciole, sconciamente imbellettate e deturpate nel viso e nell’abbigliamento, che mettono unicamente in risalto la loro caduta di stile e di bellezza.

Pertanto, care donne, se ancora non lo avete capito, il vero intenditore si innamora soprattutto del contenuto e non dell’imballaggio femminile. L’uomo che si fa ammaliare dal vostro involucro seducente è soltanto… una misera scatola vuota: potrà essere un maschio, giammai un uomo.

Purtroppo, ed è giusto rimarcarlo, anche tanti omuncoli sono attratti dal desiderio di apparire uomini e nulla fanno per diventare tali.

O mio Dio, forse sta tornando di moda Narciso?!… E allora, si salvi chi può!