Tra  etica ed estetica, il bello della comunicazione

di Rita Toscano

L’avvento del web ha provocato uno scossone che ha dato e continua a dar luogo a reazioni contrastanti.  Favorevoli o avverse, in ogni caso,  registrano un divario tra generazioni, non solo di carattere tecnico e culturale.

Non è sufficiente, infatti, per  passare la nuova frontiera,  riconoscere il primato della comunicazione mediatica, tentare di correre alla velocità straordinaria con la quale viaggiano le innovazioni tecnologiche, moltiplicare l’uso  di  tutti i  canali  emergenti.

In un contesto così dinamico, diventa indispensabile  avere una bussola. Mantenere saldi riferimenti per potersi orientare in sistemi che si presentano sempre più complessi e  nei quali la  comunicazione è parte integrante, essenza.

La struttura stessa della conoscenza viene  complicata proprio dagli stessi  mezzi idonei a semplificarla, ponendo di fronte a punti di domanda ai quali occorre dare una risposta.

Piaccia o non piaccia, siamo tutti nella  Rete!

Non si vogliono qui scomodare gli studiosi e neanche  approcciare  queste tematiche in maniera approssimativa e semplicistica.

Si vuole però tentare di annotare delle osservazioni  che scaturiscono dai contatti che la tecnologia mette a disposizione di tutti  e che stanno modificando  i canoni della informazione e della comunicazione.

Se fino a qualche anno fa  l’espressione “Lo hanno detto alla televisione” sanciva l’autorevolezza del  mezzo di informazione che da mezzo secolo è  nelle nostre case, ora è sul web che volano le notizie e che girano le conoscenze, senza censure.

Croce e delizia dei comunicatori, la rete ci avvolge tutti e ha catturato  ormai anche chi continua a preferire nutrirsi di parole stampate.

Innegabilmente il mezzo più veloce e democratico di diffusione delle informazioni, un mare magnum di nozioni ed emozioni, dove non si contano gli  approdi, le  partenze ma anche … i naufragi.

Un nuovo sistema di organizzazione e di governo,  per migliorare la qualità di beni e servizi pubblici e privati e contestualmente per promuovere l’immagine di chi li produce.

Uno strumento tecnologico che rapidamente è diventato  primario  strumento sociale, di inclusione ma anche di selezione, un mezzo che sta comunque modificando l’architettura dei  rapporti tra le persone,  determinando nuovi costumi, veicolando al pari  frivolezze e grandezze dell’umanità.

Ora, è  utile consegnare al web il bisogno di comunicazione, di relazioni, di fare intelligenza, di connettere forze umane? la trasformazione dei processi di conoscenza attivata  riscatta dignità  in ragione della grande forza creativa liberata? le capacità sensoriali  e intellettuali ne sono limitate o potenziate?

Domande spontanee che derivano da un punto di osservazione che non è specialistico, né indottrinato, ma molto più semplicemente interessato  ai comportamenti dei propri simili, alla comprensione ed alla evoluzione di certe mutazioni. Che riguardano la struttura stessa di relazioni e contenuti, di prodotti che assumono vita propria, che si alimentano e si sviluppano o si modificano anche in modo incontrollato dalla volontà di chi li ha posti in essere.

Il bello di questa comunicazione si pone dunque tra etica ed estetica, tra forme e contenuti, tra desiderio e sostanza, tra valori  e disvalori.

Ma giova mantenere questa dicotomia? O a stare dentro questi termini rimaniamo lontani dalla nuova frontiera ? Ed esiste una nuova frontiera?

Troppe barriere sono cadute in questi ultimi anni nel mondo, con un forte contributo della tecnologia. L’appiattimento delle distanze ha determinato paura e arroccamenti difensivi o al contrario consapevolezza delle diversità e apertura.

Al posto di globalizzazione si parla meglio ora  di globalizzazione, dove la dimensione dell’individuo e del  gruppo nel tempo e nello spazio mantiene ed esalta la propria identità.

Una definizione di cui è indispensabile avere contezza  per poter  interagire nel sistema delle  complessità, per poter condividere idee ed  esperienze  competitive, finalizzate al benessere singolo e collettivo.

In un rapporto di difficile equilibro, che spiazza comunque chi si indigna del nuovo che avanza, chi ritiene ancora di operare in modo autoreferenziale, centralizzato e monodirezionale.

 Gli effetti dell’ambiente sociale creato dalla rete hanno ormai rivoluzionato gli spazi di discussione, i confronti e gli scambi pluridisciplinari, determinando la cosiddetta contaminazione dei saperi, e dando voce a  tacite conoscenze o contraddicendo pubbliche falsità.

Una fenomenologia sociale che vede protagonisti principali i giovani ma anche realtà associative illuminate, istituzioni  pronte alle innovazioni. Agenzie di territorio volte ad  attivare  miglioramenti  che solo la fiducia di investimenti  in risorse nuove e  selezionate e  la disponibilità al dialogo, all’ integrazione di esperienze e professionalità, verso il ricambio generazionale,  possono rendere effettivi.

A fronte delle  contrazioni economiche, della crisi della politica, dei rischi di pandemie, di visioni apocalittiche, si ampliano gli incontri, si moltiplicano le risorse umane, sii disperdono le paure, si creano aggregazioni virtuali, interagiscono intelligenze e vanità, si colorano parole  e si scrivono immagini, si leggono suoni e si ascoltano gusti.

Che esplosione!

Un richiamo collettivo a estrinsecare la voglia di essere!

Una babele di lingue, urlate, sussurrate, contenute, modulate, riecheggiate, dove, comunicando, c’è chi trova  la leggerezza del vivere, il senso della bellezza,  la gioia di scoprire, e chi invece  gli strumenti  per fare presa, per movimentare cose e persone, per chiudere affari.

Certo è che nonostante le resistenze di una gerontocrazia antidigitale, da noi molto forte, la Rete, per quanto da migliorare, è sempre più una Rete di persone, di cittadini del mondo che attraverso il dialogo creano civiltà.

La proposta del  movimento internazionale per la candidatura di Internet al Premio Nobel per la Pace 2010 è sicuramente provocatoria, ma merita di essere sostenuta più di qualcun’altra.