La fortuna è cieca e pazza… ma, se si mette a ragionare, diventa giusta

SU E GIÙ CON LA MONETINA

Quarantacinque anni fa l’US Galatina era promossa in Quarta Serie, dopo quattro estenuanti spareggi con l’US Conversano, grazie alla benevolenza di una… monetina. Al termine del successivo campionato, retrocesse per via di una dispettosa… monetina.

di Mauro De Sica

Ricordo che da ragazzini si gioiva immensamente quando, dopo aver subito un torto, la fortuna provvedeva a punire nella giusta misura colui che lo aveva procurato. Si diceva, in perfetta e inflessibile lingua dialettale, Lu giustu paca Ddiu! (Dio premia il giusto). L’onta era così lavata e il danno patito giustamente compensato.

Qualcosa del genere accadde nel lontano 1966. La squadra di calcio del Galatina, dopo due sfortunati spareggi disputati contro il San Crispino (squadra marchigiana di Porto Sant’Elpidio), terminati entrambi in parità, conobbe l’atroce amarezza della retrocessione nel campionato di Promozione per via di una vendicativa monetina.

Ma, vendicativa di che?

Seguitemi pazientemente nella descrizione.

Esattamente un anno prima (campionato di calcio 1964-65), il Galatina, al termine di un sofferto ma vittorioso torneo, fu costretto a disputare lo spareggio contro la vincitrice dell’altro girone di Promozione pugliese per stabilire la squadra da promuovere in serie “D”. Si tenga conto che la serie “D” di allora corrispondeva all’attuale Seconda Divisione Nazionale.

Andiamo avanti per gradi.

Il campionato di Promozione si dimostrò molto difficile per via della presenza di una squadra agguerrita (forse anche migliore della nostra), qual era il Martina, città dai passati calcistici gloriosi. Il girone di andata si concluse con la squadra tarantina al comando con un punto di vantaggio sui biancostellati. Nella seconda parte del campionato, dopo alterne vicende, il Galatina superò i bianco-azzurri martinesi e si avviò a vincere il torneo, ma un’ inopinata sconfitta in quel di Aradeo consentì ai nostri acerrimi rivali di sopravanzarci in classifica. Solo all’ultima giornata, grazie alla vittoria dei galatinesi a Francavilla Fontana (2-1) e all’imprevedibile sconfitta dei martinesi a San Pietro Vernotico (2-1), i biancostellati vinsero definitivamente il campionato.

Superata questa prima difficoltà, si doveva ora sconfiggere il Conversano, vincitore del girone A di Promozione pugliese.

Lo spareggio di andata si disputò a Galatina alla presenza di una cornice di pubblico delle grandi occasioni. Vincemmo la partita grazie ad un bel gol realizzato dall’ala destra Mario Giunta, scomparso una decina di anni fa. Purtroppo, nella partita di ritorno, nonostante un’ottima prestazione dei nostri calciatori, perdemmo la partita per 1-0 (gol di Lobascio). Tutto vanificato.

La domenica successiva (si era già entrati nel mese di giugno) fu disputata a Taranto (vecchio stadio) la partita di spareggio. Anche se privo del portiere titolare Malacari (in porta vi era il disattento Barlè) e di qualche altra pedina importante, il Galatina aggredì sin dall’inizio l’avversario, surclassandolo in ogni zona del campo. Segnò il funambolico Brunetti grazie ad una rete da manuale. Nel secondo tempo, i nostri calarono un po’ di tono (il caldo quasi estivo si fece sentire), lasciando il pallino del gioco ai conversanesi. Sul finire del secondo tempo il solito Lobascio, dopo essersi incuneato nella difesa galatinese, segnò il gol del pareggio dei baresi. Punto e daccapo.

Il secondo spareggio fu disputato sul campo di Brindisi una settimana dopo. L’intera tribuna era gremita da tifosi galatinesi (quasi duemila), mentre agli ospiti, un po’ meno numerosi ma alquanto vivaci, fu assegnata la gradinata.

All’inizio fu il Galatina a menar le danze, grazie alle invenzioni di Brunetti e Magaletti, ma la difesa avversaria, un po’ con fortuna (furono colpiti due legni) e un po’ per bravura, riuscì a farla franca. Nel secondo tempo il ritmo del gioco andò scemando: entrambe le squadre avevano paura di perdere. Intorno alla mezz’ora, l’arbitro concesse un sacrosanto rigore in favore dei galatinesi per un fallo di gioco a danno dell’imprendibile Brunetti. Il gol fu realizzato da Giunta. Quando ormai tutti pensavano di aver vinto la partita e guadagnato la tanto agognata promozione in Serie D, arrivò la doccia fredda del pareggio, che, guarda guarda, fu siglato dal bravo Lobascio. Sulla tribuna del “Fanuzzi” scese un gelo artico, mentre in gradinata esplose il tifo barese.

A quei tempi, la lotteria dei calci di rigore non era ancora in vigore, per cui l’arbitro procedette, secondo il regolamento, al lancio della monetina per stabilire la squadra vincente.

Tutti, galatinesi e conversanesi, seguirono con trepidazione quel fatidico lancio. In quei frangenti nello stadio calò un silenzio sovrumano. Ho ancora negli occhi quella monetina che, giravoltolando per l’aria, cadde implacabile sul terreno, dopo attimi che sembrarono un’eternità. Il cuore di tutti era a mille, al massimo della sopportazione umana. Tutt’ad un tratto, vedemmo Magaletti (il capitano) spiccare un salto incredibile: era il segnale inequivocabile che la sorte c’era stata benigna. Scene inenarrabili di gioia in tribuna; forte delusione e smarrimento totale in gradinata.

Al rientro a Galatina, la carovana dei tifosi invase le due piazze principali tra il tripudio generale e lo sventolio di numerose bandiere. La processione del “Corpus Domini”, che nel frattempo stava transitando nel centro della città, dovette fermarsi, per poi cambiare itinerario.

Nel campionato successivo fu approntata una squadra di tutto rispetto per disputare un torneo senza patemi d’animo. Furono acquistati valenti calciatori, come Medagli, Cucurachi, Giardino, Montelli, Paolinelli, Basso, Conte e, su tutti, la mezzapunta Fernando Scarpa (negli anni successivi andò a giocare nella Sambenedettese e poi nel Potenza). L’allenatore Cillo fu sostituito con il più esperto Fusco. L’inizio non fu dei migliori, ma nel corso del girone d’andata la squadra si riprese bene e si piazzò nella zona mediana della classifica. Il girone di ritorno fu disputato  tra alti e bassi sino a poche giornate dal termine. Comunque la posizione in classifica non era allarmante, anche perché ci dividevano cinque-sei punti dalla zona calda.

Nel mese di aprile fu giocato allo stadio dei Diecimila un derby di fuoco contro i cugini del Novoli, con i quali non correva buon sangue. Infatti, nella partita d’andata, i biancostellati furono malmenati sia in campo che sugli spalti. Alcuni tifosi galatinesi esagitati giurarono vendetta nella partita di ritorno. Così fu. Mentre la squadra ospite faceva ingresso nella struttura dello stadio, un gruppetto di tifosi aggredì a calci e pugni alcuni calciatori novolesi, due dei quali riportarono fratture al setto nasale e agli zigomi. La partita iniziò con qualche minuto di ritardo, ma il Novoli dovette schierare una formazione di nove calciatori. La partita fu vinta dai biancostellati per 2-0, ma, in seguito, il risultato fu ribaltato in favore degli ospiti. Il Galatina, purtroppo, oltre a perdere l’incontro a tavolino, fu penalizzato di due punti in classifica. Il provvedimento disciplinare comportò la caduta della squadra nelle zone basse della classifica. Nelle restanti partite i biancostellati non riuscirono a venir fuori dalla posizione critica. A fine campionato il Galatina si piazzò al terzultimo posto in coabitazione con il San Crispino. Pertanto si rese necessario lo spareggio per decidere la retrocessione. I galatinesi erano molto fiduciosi, anche perché l’anno precedente avevano vinto (con fortuna) gli spareggi contro il Conversano.

La partita fu disputata a Cerignola. Nonostante la grande distanza, ci furono molti tifosi biancostellati al seguito della squadra. Il risultato fu di 1-1, con rete iniziale dei galatinesi e pareggio dei marchigiani nei minuti finali.

Il successivo incontro si disputò a Termoli (si era già nel mese di giugno). Anche qui i tifosi accorsero in gran numero e con tante speranze nel cuore. Andarono in vantaggio i biancostellati, poi ci fu il pareggio marchigiano. Nel secondo tempo Magaletti riportò i galatinesi in vantaggio, ma, ahinoi, ad una manciata di secondi dal fischio finale, arrivò la doccia fredda del pareggio.

Tutti a centro campo e lancio della monetina. Stavolta, purtroppo, la sorte ci volse le spalle, premiando gli azzurri di Porto Sant’Elpidio.

Tike, la dea greca della fortuna, fu costretta a non favorire ulteriormente i biancostellati, forse perché saggiamente consigliata da Dike, la dea della giustizia, e da Nike, la dea della vittoria, a dare equità alle fortune dei biancostellati.

La famosa “legge del contrappasso”, cara agli dei dell’antica Grecia e di Roma, e ripresa più volte da Seneca e da Dante Alighieri, si era, ancora una volta, affermata!