GIUSEPPE CAGGIA

di Antonio Inguscio e Giorgio Lo Bue

Nato a Galatina (Le) il 15 settembre 1909 da Antonio e Maria Viola, Giuseppe Caggia, dopo aver frequentato il locale e prestigioso liceo Ginnasio “Colonna”, nel  1928  fece domanda per l’ammissione nella Regia Aeronautica,  partecipando  al concorso per allievo ufficiale pilota che ogni anno veniva bandito dal Ministero dell’Aeronautica.

Giuseppe Caggia

A quell’epoca non tutte le famiglie erano disposte a inviare il proprio figlio ad intraprendere una carriera militare, quale quella aviatoria, ritenuta, non senza motivi, altamente rischiosa. Aspetti di natura economica, inoltre, sbarravano la strade a molti giovani intraprendenti e vogliosi di cimentarsi nella giovane e neonata disciplina militare, in quanto parte delle spese, per frequentare i corsi di studi erano a carico delle famiglie dell’allievo[1].

Così avvenne anche in casa Gaggia, dal momento che il giovane Giuseppe, partecipò al concorso contro il volere della famiglia. A concorrere per la 1a classe furono 285 candidati  di età compresa tra il 18° ed il 22° anno, gli idonei, alle rigorose visite mediche, furono  111,  gli ammessi  70, tra cui Caggia classificatosi al 42° posto.

L’ingresso in Accademia avvenne nell’ottobre del  1928.

A 19 anni, Caggia divenne allievo del corso Falco, il sesto in ordine di tempo, da quando nel 1923 era sorta la Regia Aeronautica. Il primo corso era stato l’Aquila, poi in ordine alfabetico, lo avevano seguito il Borea, il Centauro, il Drago e l’Eolo. Questi ultimi erano i corsi della 3e 2a classe che insieme alla 1a  classe del corso Falco frequentarono l’anno accademico 1928-1929 nella nuova sede presso la Reggia “vanvitelliana” di Caserta[2].

Il giuramento, momento altamente significativo per la vita del giovane militare, avvenne alla presenza del Generale di B.A. Comandante della III Z.A.T. Vincenzo Lombard, padrino del corso,  e di tutte le più importanti cariche religiose e civili della provincia di Napoli[3], il 16 dicembre del 1928 e si concluse con la benedizione del nuovo labaro[4] ed la formula di fedeltà al Re e alla Patria.

Come tutti gli allievi, Caggia seguì i corsi di materie a carattere scientifico e militare[5] impartiti nell’Istituto da personale militare e civile. Nel periodo estivo, a conclusione del ciclo di studi,  frequentò  le sessioni di pilotaggio, presso la locale Scuola di volo di Capua distante da Caserta 15 km, per conseguire prima il brevetto di pilota di aeroplano e poi quello più importante di pilota militare con addestramento su aerei biplani  del tipo Breda 4, Breda 9 e Ansaldo 300/4.

Breda A9

Durante i quattro anni  trascorsi in Accademia ( da allievo nel periodo 1928- 1931 e da ufficiale nel 1932), si distinse per le qualità dello studio, dell’impegno, delle capacità e per la generosità, risultando tra i primi allievi classificati.

Nell’agosto del 1932, a fine corso,  con il grado di sottotenente, fu assegnato ad uno dei Reparti operativi[6] della Regia Aeronautica.

Nel 1936, conseguita la nomina a  capitano e  dietro sua richiesta,  Caggia fu inviato in Libia,  dove prese servizio nella 26a Squadriglia,  Gruppo dell’Aviazione Cirenaica,   il cui comando aveva sede presso l’aeroporto di Bengasi-Berka.

Il 22 dicembre del 1936, Caggia  si era recato a  Tripoli in volo  per effettuare  una missione ordinata dal Comando dell’Aeronautica della Libia. In Tripolitania era la stagione delle piogge ed il cattivo tempo aveva reso in quei giorni impraticabile l’aeroporto della Sirte, campo intermedio utilizzato sulla rotta Tripoli –Bengasi[7]. Nonostante l’ inconveniente, Caggia e gli altri passeggeri del Ca.309 “Ghibli[8] decisero  comunque di ripartire per Bengasi per poter trascorrere il Natale  con le rispettive famiglie.

Tra coloro che rientravano con l’aereo di Caggia  vi era il capitano pilota  Willy Bocola[9], a quei tempi famoso nell’ambiente aeronautico per essere stato, dal  1932-al 1934,  pilota della “Squadriglia Folle”, la prima “antenata” delle attuali Frecce Tricolori e per aver conquistato, nel maggio del 1933, il record mondiale di volo rovescio con 65’min.[10]

Willy Bocola e Giuseppe Caggia si conoscevano fin dai tempi dell’Accademia.

Nel 1929, Bocola da sottotenente del Corso Centauro e Caggia  da allievo del corso Falco  avevano frequentato  insieme la scuola di pilotaggio di Capua[11].

Per effettuare un volo diretto da Tripoli-Mellaha a Bengasi, e superare l’inconveniente dell’impraticabilità della pista intermedia della Sirte, il “Ghibli”, entrato in linea nell’Aviazione Coloniale da poco più di un mese, fu rifornito di carburante al limite del consentito. Molto probabile che questo fattore a rischio che la pista “allentata” dalle recenti piogge,  furono tra le le cause che  non permisero all’aereo  di  superare la fase critica del decollo e a stallare finendo la sua corsa contro un edificio ai lati della pista. Nel violentissimo impatto, Caggia rimase ferito, incastrato tra comandi e sedile, Bocola che era rimasto illeso, con  un gesto di generosità e altruismo[12]  si attardò ad uscire dall’aereo che aveva nel frattempo preso fuoco, per cercare di  aiutare Caggia, ma purtroppo il suo tentativo non riuscì ed entrambi gli sfortunati piloti finirono con il perire nel rogo.[13].  Le salme [14] furono trasportate in Italia  due giorni dopo l’incidente, il 24 dicembre. I funerali furono celebrati  nei rispettivi  paesi d’origine, San Severo e Galatina, nei giorni successivi il Santo Natale, con la partecipazione commossa di tutta la cittadinanza. Galatina, il 24 novembre 1969, ha dedicato una via della città al suo giovane eroe.

Ca 309 Ghibli

[1]  Nell’anno 1928, la famiglia dell’allievo della 1° classe era tenuta a versare un importo di lire 2.000 per l’acquisto del primo corredo e sostenere le spese dell’allievo di carattere generale (riparazione corredo, lavatura biancheria e simili)  e straordinarie (acquisto medicinali, interventi medici estranei all’Istituto ecc.) versando a titolo di anticipo una quota trimestrale di lire 150.

[2] Dal 1923 al 1926 la sede della Accademia Aeronautica era stata a Livorno, ospite dei locali dell’Accademia della Regia Marina

[3] In quell’epoca la città di Caserta faceva parte della provincia di Napoli.

[4] Il motto, tutt’ora del corso  Falco “ Falco, è il tuo nido l’Italia; il tuo orizzonte il mondo” fu proposto dall’allievo fiorentino Salvadori Paolo, che ebbe in premio dal comando una macchina fotografica.

[5]  Le materie del 1° anno: Analisi matematica, arte militare navale e terrestre,  geometria analitica, navigazione aerea, disegno di geometria descrittiva, fisica, chimica, francese, inglese o tedesco, letteratura militare.

[6] A fine corso  gli ufficiali piloti erano destinati in  un reparto della Caccia, del Bombardamento o dell’Osservazione aerea  in base a determinate  caratteristiche dimostrate dal pilota  e in relazione anche al   fabbisogno richiesto dalle tre specialità in cui era organizzata la Regia Aeronautica.

[7] Nel 1936, l’Ala Littoria aveva destinato  6  Ca.308,   la versione civile del Ca.309, sulla linea Tripoli-Sirte-Bengasi.

[8] Il “Ghibli” era un velivolo con  ala a struttura bilongherone in legno, fusoliera in laminato di lega leggera e tela, carrello fisso con ruote carenate, 2 motori Alfa Romeo 115 da 195 HP, era armato con 2 mitragliatrici Breda Safat da 7,7 mm in caccia ed una Lewis da 7,7 mm brandeggiabile nel muso. Aveva una cabina con 2 posti di pilotaggio affiancati e bicomandi e altri 6 posti disponibili per trasporto passeggeri e relativi bagagli. L’aereo, oltre che per compiti strettamente militari era spesso utilizzato dal Comando dell’aviazione della Libia per effettuare i collegamenti tra le unità, per recapitare ordini, per spostare piccole aliquote di personale. Il Ca.309 di Caggia,  matricola MM 11208, era il primo di una serie di 24 velivoli  entrato in servizio nell’Aeronautica della Libia a fine del mese di novembre 1936. 

[9] Willy Bocola  nato a San Severo di Foggia il 23 novembre 1905,  nel 1925 era entrato in Accademia Aeronautica con il Corso Centauro ( 67 partecipanti, 45 idonei, 37 allievi ammessi )

[10] 14 maggio 1933,  cielo di Centocelle-Roma

[11] Al 1° gennaio 1929 seguivano il corso di pilotaggio a Capua 2 Tenenti del Corso Borea, 35 S.Ten. del Corso Centauro, 55 Aspiranti del Corso Drago, 53 allievi del Corso Eolo e 71 allievi  del Corso Falco.

[12] Al capitano  Willy Bocola, nel 1937,  fu dedicato, alla memoria,  l’aeroporto libico di Benina – Bengasi

[13]  Testimonianza resa  all’autore, da parte di Sandro Bocola,  figlio di Willy,  il 12 novembre 2011.  Nei dati dell’elenco degli italiani deceduti a Tripoli  (cimitero italiano di Hammangi 15.000 nominativi) e  riportati  nel sito dell’Associazione Italiani Rimpatriati dalla Libia, il nome di Caggia risulta erroneamente riportato in Gaggia e con data di decesso 23 dicembre anziché 22.

[14]  Barobbi Enrico è il terzo nominativo, dei deceduti  il  22 dicembre 1936,  riportato  nell’elenco del cimitero italiano di Hammangi- Tripoli, e la cui salma fu  rimpatria il 24 dicembre in Italia insieme a quella di Bocola e Caggia.  Molto probabile che si tratti  di un  passeggero del “Ghibli” di Caggia.