Storia di una giovane emigrata salentina 

Una valigia di cartone con pochi abiti

di Teresa Peluso

Emigranti

Stasera mi accompagneranno a Lecce e partirò per la Svizzera. Hanno sistemato ogni cosa: Uccio mi attenderà a Milano e da lì prenderemo il treno per Zurigo.

Ho il cuore in frantumi: dovrò lasciare la mamma e i miei fratellini e, soprattutto, dovrò lasciare il mio fidanzato. Sarà lui ad accompagnarmi alla stazione e verranno anche i miei fratellini e mia madre.

Certo non posso rifiutare di andare a guadagnare qualcosa…Il denaro servirà per pagare le tasse universitarie e per dare un po’ di sollievo ai miei fratelli, che hanno provveduto a tutti i miei bisogni, dopo che mio padre è andato via.

La Svizzera è un’oasi di verde. Ci sono già stata in vacanza per pochi giorni e mi sono anche

divertita

Ho fatto il bagno nel lago, così diverso dal mio mare… Lo spazio in cui ci si poteva bagnare, era recintato, come era recintato anche lo spazio in cui potevi stenderti al sole. Tutto organizzato alla perfezione… tutto sterilizzato…

Non esisteva il caos delle nostre spiagge, non c’era la spiaggia libera… tutto era sotto controllo!

Alla fine è stata un’esperienza positiva.

Di pomeriggio facevo delle passeggiate sul lungolago e portavo delle briciole di pane ai cigni, che mi riconoscevano e venivano a beccare dalle mani.

Era una novità e a me piacevano le novità.

I miei fratelli non avevano automobile e quando uscivamo, sembravamo un esercito in libera uscita: uscivamo in sei, in fila per due!

Ho conosciuto i grandi Market, dove andavamo a fare spesa: i Migros…

Giù da noi non esistevano… o meglio, non esistevano nel paese in cui vivevo.

A Lecce o a Taranto c’erano i grandi magazzini quali le UPIM o le STANDA, ma grandi supermercati alimentari non ne avevo visti.

Si trovava di tutto: dalla frutta alla carne, dalla pasta allo scatolame…e poi c’erano tanti tipi di salumi. Mi ero divertita ed avevo avuto modo di passare un po’ di tempo con i miei fratelli.

Emigranti salentini anni ’50

Ora, però, era differente…

Avrei lasciato i miei fratellini per almeno tre mesi… ma soprattutto, avrei dovuto lasciare LUI, l’uomo più importante della mia vita.

Ad un tratto mi rendevo conto che non avrei rivisto quel paesaggio, non avrei rivisto i campi di grano sterminati, non avrei rivisto le lunghe file di vigneti, che si estendevano a perdita d’occhio, non avrei sentito lo stormire degli ulivi, che brillavano al sole di giugno…

Tutto mi era caro, persino le strade bianche di tufo, perfino i viottoli di campagna, la piazza del paese, il campanile… il vento che mi scompigliava i capelli con folate tiepide e piacevoli…

Addio monti, sorgenti dalle acque ed elevati al cielo, cime ineguali……

Io non avevo monti da salutare, né laghi, ma avevo la mia pianura, il mio mare, i miei colori, la mia gente….

Avrei lavorato in una fabbrica di cioccolato: avrei aiutato mia sorella nell’ufficio Spedizioni, battendo a macchina delle lettere… Io, che non conoscevo neanche una parola di tedesco!

Ma dovevo andare!

La 850 nera e gialla ci porterà tutti e cinque.

Mi sono seduta sul sedile posteriore, dietro Mimino, insieme ai miei fratelli Anna Maria e Giovanni.

Mia madre, invece, occupa il posto del passeggero. Il cuore batte forte. Guardo gli occhi di Mimino attraverso lo specchietto retrovisore: sono umidi e preoccupati.

Inconsciamente allungo la mano sino a toccarlo… Egli me la stringe tra le sue e i nostri cuori parlano per noi.

Guardo mia madre… spero che non si accorga di nulla. No, non si è accorta che le nostre mani sono unite… O forse lascia che i nostri cuori si accarezzino ancora per un po’.

Ci promettiamo infinito amore… Ognuno di noi scriverà una lettera al giorno. Leggendole la distanza ci sembrerà meno amara.

Il treno è già in attesa…

Con calma sistemiamo il mio bagaglio e prendo posto in uno scompartimento di seconda classe.

Incredibile… c’è una folla enorme che espatria, che cerca fortuna in un paese d’oltralpe… Nessuno ha il posto prenotato… tante persone sono in corridoio in quei sedili così scomodi e con la valigia tra le gambe.

Mi sento stordita. Mia madre e i miei fratelli aspettano vicino ai binari…

Scendo per un bacio frettoloso e un lungo abbraccio. Mi mancheranno…

Un bacio a Mimino e la promessa che tornerò presto…

Gli raccomando la mamma e i miei fratelli…

Un lungo fischio… Si parte.

Lentamente chiudo il finestrino, mentre fisso nella memoria i volti tanto amati.

Tornerò