Calcolo e contrattazione

CALCOLO E CONTRATTAZIONE CON LE MANI

di Clelia Antonica

 Le realtà socio-culturali del mondo sono diverse e più o meno complesse, tanto che per comprenderle si ha bisogno di tempo e pazienza. In Occidente, ad esempio, bastava una stretta di mano per stipulare un contratto, anche se poi lo stesso doveva essere ufficializzato da un documento redatto e confermato alla presenza di un ufficiale deputato. Ancora oggi in Occidente ci si saluta dandosi la mano, abbracciandosi e baciandosi anche sulle guance, sempre ovviamente, in funzione del tipo di relazione che si ha con la persona incontrata.

In Oriente, invece, se si incontrava un gruppo di amici, bisognava cominciare a salutare dapprima il più anziano per poi passare al più giovane. Se si riceveva un biglietto da visita e davanti all’interlocutore lo si metteva in tasca, si commetteva una violazione del protocollo, perché bisognava invece conservarlo in un apposito astuccio per biglietti da visita. Diverso era anche il modo di contrattare nei mercati e in ogni negoziazione.

Il calcolo con le dita, conosciuto anche come dattilonomia, è l’atto di contare usando le proprie dita. Esistono molti sistemi diversi usati nel tempo e tra le culture, anche se molti di questi hanno visto un declino nell’uso a causa della diffusione delle cifre arabe. Il calcolo con le dita può servire come forma di comunicazione manuale, soprattutto negli scambi di mercato e anche nei giochi come la “morra”.

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Si sa che il calcolo con le dita risale almeno all’antico Egitto, ma probabilmente è antecedente. Nel mondo antico erano usati complessi sistemi di dattilonomia. Nelle sue Vite Parallele, l’autore greco-romano Plutarco dice che il calcolo con le dita era utilizzato in Persia nei primi secoli a.C., quindi la pratica potrebbe avere avuto origine in Iran. Successivamente venne largamente usato nei territori arabi medioevali.

I sistemi di calcolo con le dita in uso in molte regioni dell’Asia permettono di contare fino a 12 usando una sola mano. Il pollice funge da puntatore toccando le tre falangi delle dita di ciascun dito a turno, a partire dalla falange più esterna del mignolo. L’altra mano è usata per mostrare il numero di basi 12 completate. Si continua così fino a quando non si raggiunge la dodicesima dozzina, cioè fino al numero 144.

Nel mondo occidentale il calcolo con le mani era normalmente diffuso, specialmente prima dell’alfabetizzazione generalizzata. Oggigiorno l’uso rimane nella comunicazione gestuale, per cui si alza un dito per ciascuna unità. Vi sono tuttavia profonde differenze tra i paesi e addirittura all’interno degli stessi. Esistono in generale due sistemi e la differenza principale tra i due sta nel fatto che nel sistema europeo si inizia a contare dal pollice, mentre in quello americano si inizia a contare dall’indice.

Senza dubbio il sistema di calcolo decimale (in base 10) è salito alla ribalta grazie alla larga diffusione del calcolo con le dita, ma nel mondo sono stati usati molti altri sistemi di calcolo. Per esempio i sistemi in base 20, come quello utilizzato dai Maya Pre-Colombiani, che sono probabilmente derivati dal calcolo con le dita di mani e piedi.

Negli scambi commerciali in Occidente si contrattava verbalmente con promesse e impegni, e successivamente con documenti scritti. In Oriente invece  c’era, e forse c’è ancora in qualche luogo lontano dalle grandi città, un metodo particolare di contrattazione usando le mani.

Alberto Oliverio in un suo articolo dal titolo “I conti dei mercanti nell’antichità” riferisce che:

  • Per indicare l’unità, uno dei contraenti prende l’indice del suo interlocutore;
  • Per 2, afferra uniti l’indice e il medio;
  • Per 3, afferra uniti l’indice, l’anulare e il medio;
  • Per 4, afferra la mano meno il pollice;
  • Per 5, prende tutta la mano;
  • Per 6, afferra due volte di seguito l’indice, il medio e l’anulare;
  • Per 7, prende prima la mano meno il pollice, poi l’indice, il medio e l’anulare riuniti (ovvero 4+3);
  • Per 8, afferra due volte di seguito la mano meno il pollice (ossia 2×4);
  • Per 9, afferra prima la mano intera, e poi la mano meno il pollice (ossia 5+4).

In seguito, per indicare 10,100,1000,10000, l’acquirente afferra di nuovo l’indice della controparte (come ha già fatto per l’unità); per 20,200,2000,20000, egli preme il pollice e l’indice riuniti (come per il due) e così via.

J.G.Lemoine  trovò tracce di questo tipo di contrattazione nell’isola di Bahrein, nel golfo Persico e in altri luoghi. Secondo quanto riferisce “I due contraenti, seduti faccia a faccia, si danno la destra. Con la mano sinistra tengono un velo sopra le mani riunite, affinché i loro gesti siano celati, e la trattativa, evitando le inevitabili discussioni che comporterebbe, si svolga senza che effettivamente alcuna parola o proposta di prezzo esca dalle labbra di entrambi.” L’impassibilità era la regola e il più piccolo segno o movimento era interpretato a svantaggio di uno dei contraenti.

Simile era anche il tipo di fare mercato in Cina e in Mongolia, poiché uno dei contraenti metteva le mani nelle maniche dell’altro e, parlando del più e del meno, l’acquirente prendeva in mano l’indice della mano del venditore, ossia offriva 10,100,1000 e così via seguendo la stessa metodologia descritta prima.

Agli antichi, quindi, la mano serviva non solo per contare ma anche per contrattare. Pertanto bisogna ricordare che la mano è il calcolatore più antico e non solo. Parlando di calcoli si può fare un esempio: supponiamo si debba moltiplicare 7×8. Si piegano allora su una mano tante dita quante unità supplementari ci sono fra 5 e 7 (due dita), e si tengono stese le altre tre. Si piegano poi sull’altra mano tante dita quante unità supplementari ci sono fra 5 e 8 (tre dita), mantenendo stese le altre due. Il risultato si ottiene moltiplicando per 10 il numero delle dita piegate (2+3=5) e aggiungendo al risultato ottenuto il prodotto delle dita stese dell’una e dell’altra mano: 7×8=(2+3)x10+(3×2)=50+6=56.