L’Intelligenza artificiale

L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE

Quando la tecnologia imita l’uomo

di  Antonio  Salmeri

L’intelligenza artificiale (spesso indicata in italiano con l’acronimo IA o in alternativa AI dall’inglese Artificial Intelligence) è una tecnologia sviluppata negli ultimi decenni con l’obiettivo di simulare tutto ciò che la mente umana è in grado di concepire. Questa disciplina dell’informatica insieme al Metaverso rappresenta l’ultima frontiera delle innovazioni tecnologiche, e di recente è balzata agli onori della cronaca ed è già utilizzata dalle grandi multinazionali leader del settore.

Come funziona. Per spiegare in maniera semplice un argomento così complesso, si può definire l’intelligenza artificiale come un software (un programma informatico creato dall’uomo) in grado di consultare ed elaborare l’enorme quantità di dati che ormai sono presenti sul web. Le caratteristiche fondamentali che differenziano l’IA da un comune motore di ricerca (i più conosciuti sono Google e Bing) sono l’apprendimento (fase iniziale chiamata Machine Learning), unito alla conoscenza (fase Deep Learning). L’intelligenza artificiale infatti ha la possibilità di pensare e quindi creare immagini, scrivere testi, riprodurre suoni o fornire qualsiasi tipo di risposta attraverso la propria consapevolezza cognitiva (fase Cognitive Computing), che si espande sempre di più mediante l’apprendimento dei nuovi dati che vengono immessi nel web, rispondendo velocemente alle richieste ricevute dall’uomo. Insomma si tratta di un vero e proprio assistente virtuale con una forte passione per la creatività, che soltanto trent’anni fa poteva sembrare fantascienza ai più. Per dare al lettore un’idea delle potenzialità di questa tecnologia, ho fatto una prova utilizzando l’intelligenza artificiale del sito getimg.ai (scelto casualmente tra i tanti già presenti su Internet) ed ho chiesto al software di creare un’immagine raffigurante un “tramonto in montagna d’estate”. Il risultato, come si può vedere dalla riproduzione accanto, è impressionante: l’immagine è stata interamente creata dal software prendendo come riferimento le parole che ho inserito (scritte in lingua inglese). A quel punto l’IA ha elaborato e combinato chissà quante immagini presenti sul web per disegnare e restituire questa immagine creata sul momento e non esistente in nessun altro software o motore di ricerca.

Tramonto in montagna d’estate – Immagine creata totalmente con l’IA

Come si è arrivati all’intelligenza artificiale?.  È un processo di sviluppo durato oltre settant’anni. Anche se l’intelligenza artificiale, nella sua versione più moderna, è diventata di uso comune soltanto di recente, la nascita effettiva di questa disciplina è avvenuta nel 1956: durante un convegno tenutosi al Dartmouth College (nel New Hampshire, USA) tra i più importanti esperti di programmazione per computer, si stabilì di creare una macchina in grado di simulare il comportamento dell’uomo. Due dei partecipanti, i ricercatori informatici Allen Newell e Herbert Simon, crearono in quel periodo Logic Theorist, un programma capace di dimostrare teoremi partendo dai principi della matematica. Fu così che nacque il primo software dotato di una propria capacità creativa in grado di pensare come l’uomo. Da lì a poco, l’informatico John McCarthy avrebbe introdotto l’espressione Intelligenza artificiale, dando il via alla disciplina informatica oggetto di questo articolo.

Nei trent’anni successivi, diversi esperti d’informatica si cimentarono nella missione apparentemente impossibile di permettere ad una macchina di simulare il comportamento e i pensieri dell’uomo. Seppur con difficoltà e ritardi, l’interessamento di grandi aziende tecnologiche e scientifiche (IBM, Microsoft, Tesla ed anche la NASA) favorì lo sviluppo sempre più avanzato di questa disciplina. L’intelligenza artificiale come la identifichiamo oggi, ossia un programma in grado di apprendere e pensare, è frutto di lunghi sforzi (anche in termini economici), che si sono intensificati a partire dal 1986.

Che cosa è in grado di fare oggi l’intelligenza artificiale? La risposta è sorprendente: la IA fa già molto più di quanto possiamo immaginare, ben oltre la semplice creazione di una foto o di un testo. Basti pensare ad esempio agli assistenti vocali degli smartphone (Siri, Alexa ecc.), delle vere e proprie intelligenze artificiali in grado di riconoscere la nostra voce ed eseguire le richieste impartite attraverso il microfono dello smartphone. Oppure ancora l’assistenza clienti con operatore virtuale, servizio offerto da molte aziende (in Italia soprattutto nell’ambito della telefonia e dell’energia), in cui un bot (software programmato dall’uomo con capacità di problem solving) legge o ascolta la richiesta del cliente e cerca una risposta in grado di soddisfarla. Se vogliamo considerare delle tecnologie ancora più complesse e basate sulla IA, prendiamo ad esempio la Tesla, l’azienda automobilistica americana di Elon Musk, che vanta tra le proprie creazioni dei veicoli in grado di spostarsi su strada senza conducente. Anche in questo caso si tratta di un software basato sull’intelligenza artificiale, capace di raggiungere la destinazione (impostata dal conducente tramite un navigatore satellitare), interagendo con gli altri veicoli e i pedoni presenti sulla carreggiata, rispettando i limiti di velocità e riconoscendo i segnali stradali.

Che cosa dobbiamo aspettarci per il futuro? La risposta in questo caso non è semplice, perché imprevedibile. Una tecnologia in continua espansione come l’IA non ha limiti, e sempre più aziende stanno studiando il modo più conveniente per sfruttarla. Al momento possiamo tenere conto però di una recente dichiarazione di Ray Kurzweil, direttore del reparto di ingegneria di Alphabet (Google), il quale sostiene che nel 2029 le macchine potrebbero diventare più intelligenti degli umani, anche se non considera questa eventualità come una minaccia per il nostro modo di vivere. D’altro avviso sembra invece Geoffrey Hinton, programmatore informatico considerato il “padrino dell’intelligenza artificiale”, che, dimettendosi proprio da Google per avere la libertà di dire ciò che pensa, ha subito cercato di mettere in guardia l’opinione pubblica americana riguardo ai pericoli ai quali andremmo inevitabilmente incontro delegando sempre più compiti all’IA.

In un ipotetico scenario futuro, stimato in circa 10-20 anni a partire da oggi, è probabile che l’intelligenza artificiale sarà perfettamente integrata con le aziende, le industrie e le istituzioni, dando vita a nuovi modi di vivere dei consumatori e di conseguenza creando nuovi mercati oggi impossibili da prevedere. Cosa significa? Avreste mai immaginato, trent’anni fa, che saremmo usciti di casa con in tasca un apparecchio grande quanto una mano in grado di telefonare, di indicarci il percorso da intraprendere, di sostituire la macchina fotografica e di simulare un personal computer nelle maggior parte delle funzioni? Eppure è successo, anche molto velocemente, condizionando drasticamente il nostro modo di vivere (molti giovani di oggi non riuscirebbero a vivere tranquilli senza avere il supporto di uno smartphone).

Intelligenza artificiale

Pro e contro. In un periodo di transizione tecnologica come il nostro, è doveroso fare un bilancio tra i pro e i contro di questa disciplina. I vantaggi dell’IA sono chiaramente intuibili e devono essere approfonditi in quei settori che possono veramente migliorare il nostro modo di vivere: è il caso dell’intelligenza artificiale applicata in ambito medico, tecnologia in costante crescita, grazie alla quale alcuni software sono già in grado di simulare il comportamento degli operatori addetti alla ricerca, scoprendo aspetti altrimenti difficili da individuare dagli umani (è il caso degli studi epidemiologici, grazie ai quali si pensa che l’IA in futuro riuscirà a predire le patologie cui un paziente può andare incontro mediante l’analisi dei dati a disposizione del medico curante). Ma i buoni propositi non mancano in altri settori di importanza vitale. In ambito architettonico si fa già ricorso all’IA per affiancare l’uomo nelle fasi di pianificazione e di costruzione degli edifici, mentre nel settore agroalimentare viene già utilizzata l’IA per comprendere quando è preferibile attuare una riduzione degli infestanti, oppure per progetti di tutela e sviluppo dei prodotti di qualità (tra i quali c’è l’olio extra vergine di oliva). Lo stesso discorso vale per l’ambiente, settore nel quale l’IA viene utilizzata per aiutare le aziende a ridurre le loro emissioni di gas inquinanti.

I contro, d’altro canto, non mancano. Basta fare un solo esempio per comprendere i pericoli ai quali potremmo andare incontro affidandoci più del dovuto all’intelligenza artificiale. Poche settimane fa abbiamo assistito al blocco del sito di ChatGPT, software gestito dalla società americana OpenAI e basato sull’IA, in grado di chattare con gli utenti elaborando i concetti e i comportamenti degli umani per dare l’impressione a chi lo usa di essere a contatto con una persona reale. La misura di oscurazione del sito è stata decisa dal garante della privacy del nostro paese, poiché è stata rilevata la mancanza di una informativa agli utenti e a tutti gli interessati i cui dati vengono raccolti da OpenAI, oltre all’assenza di qualsivoglia filtro per la verifica dell’età degli utenti, che potrebbe esporre i minori a risposte assolutamente inidonee. Dopo alcuni giorni a partire dal 30 aprile 2023, OpenAI ha potuto riattivare il proprio servizio dopo aver ottemperato alle garanzie richieste.

L’esempio di ChatGPT è molto utile per comprendere i rischi derivanti dall’utilizzo dell’intelligenza artificiale come mezzo di interazione che mira a simulare l’uomo. Comunicando i propri dati all’IA infatti non è ancora chiaro se si possano correre rischi legati alla privacy personale. Inoltre alcuni siti basati sull’intelligenza artificiale permettono di realizzare delle immagini inventate e sviluppate partendo da foto di persone realmente esistenti. Un malintenzionato potrebbe approfittare di questa possibilità per creare delle immagini sconvenienti alla persona oggetto del ritocco virtuale, o peggio ancora potrebbe farlo utilizzando come soggetto dei minori.

In definitiva l’improvviso arrivo dell’IA nelle nostre vite sarà sempre più imponente e incontrastabile, e ciò comporterà la necessità di approfondire e accertare le garanzie dovute a chi utilizza internet e la tecnologia.  Il diritto di sentirsi al sicuro da cybercriminali e malintenzionati è un aspetto non sempre assicurato dai colossi dell’innovazione, che condizionano il nostro modo di vivere e di pensare, quando utilizziamo i loro prodotti e servizi informatici.