C’era una volta la concia

La concia delle pelli è una delle più antiche attività praticate dall’uomo sin dall’età paleolitica. Una prima rudimentale concia consisteva nello spalmare la pelle scuoiata con i grassi dello stesso animale (cervello e midollo osseo), mettendole ad essiccare al sole. Il grasso, sciogliendosi, penetrava nei pori della pelle rendendola più morbida e imputrescibile.

Altri sistemi erano quelli dell’utilizzo dei fumi resinosi, dell’allume e del tannino.

A Galatina, tale attività, risale ai tempi più remoti, anche se le prime notizie le troviamo nel 1400. Le informazioni si ampliano verso la fine del Settecento con la presenza di 120 commercianti di pelli[1] che oltre a partecipare al mercato del giovedì e alle tre grandi fiere (Ascensione, Corpus Domini e S. Caterina), vendevano i loro prodotti in tutto il Regno di Napoli.

Domenico Tommaso Vanna, ci ricorda, inoltre, che 1854, quando Galatina contava 9844 abitanti,  l’industria  “più importante  e più lucrosa per coloro che se ne occupano, è la fabbrica dei cuoi, e la concia delle pelli. Più famiglie si sono rese con tal mezzo agiate, e ne traggono sussistenza per sé e per le rispettive famiglie più di cento individui. Il lentisco[2] e le cortecce di lizza[3] inservienti a tal manifattura si traggono dai boschi e dalle macchie dei paesi vicini, specialmente da Nociglia, Borgagne, Roca e Nardò”[4].

All’epoca erano presenti 35 conciatori, 5 tintori e  25 botteghe di conce.

A GaIatina, nel 1888, i conciatori diventavano 24, mentre la provincia di Lecce ne contava 343 con 69 concerie.[5]

Le pelli prodotte, consistevano soprattutto in cuoi da suole e da tomaia provenienti, la maggior parte, dai macelli della provincia.

Gli altri 1347 chilogrammi di pelli bovine venivano, principalmente, importate dall’Austria e dall’America del Nord, attraverso  i porti di Gallipoli, Brindisi e Taranto, per un valore di Lire 25.620, compensato da un’esportazione di Lire 14.233.

Oggi, Carmine Spagna, che ha lavorato per ventitré anni in questo campo, ci descrive la tecnica usata per trasformare le pelli putrescibili (ricavate dagli equini, suini e soprattutto dai bovini) in pelli imputrescibili e quindi commerciali.

 

Situazione del bestiame nella provincia di Lecce.(1888)

CircondarioN U  M  E  R  O  DEL B E S T I A M E
 CavalliMuliAsiniBoviniCapriniSuiniOvini
BRINDISI357823444493554110695141748834
GALLIPOLI322429175294866810897250043435
LECCE35162196497445388273121048439
TARANTO6980292560901073821772442566801
 

Totale

 

17298

 

10382

 

20851

 

29485

 

51637

 

9552

 

207509

 

La prima operazione consisteva nello stendere le pelli grezze e asportare i peli, l’epidermide e le parti commestibili, come le labbra,  la coda, il “fianchetto” e il “carniccio” (da quest’ultimo, costituito da carne e grasso, si produceva anche la colla e i concimi).

Le pelli grezze, per facilitare la depilazione, venivano trattate con un impasto di calce, solfuro di sodio (allattamento), applicato sul lato della carne. Seguiva la calcinazione con l’aggiunta di soda caustica e acido solforico, nella giusta proporzione al peso e al volume delle pelli, dando loro grande elasticità, morbidezza e resistenza.

Seguiva la scalcinatura per eliminare l’eccesso di calce e soda caustica, preparandole così ad una migliore concia.

Le pelli in trippa così ottenute si immergevano in vasche per trattarle col tannino naturale, acquistato in pacchetti (formato da corteccia di pini, foglie e cappelletti di ghiande macinate), ottenendo così la concia vegetale.[6]

Si passavano, poi, al “tannino lento” (tannino diluito con acqua); aumentandone la dose giornaliera.

Dopo diversi giorni, le pelli venivano tolte dal bagno, lavate per eliminare l’eccesso di tannino, spremute in torchi ed essiccate.

Questa prima lavorazione era seguita da altre a seconda delle qualità di pelle desiderata.

Se l’obiettivo, ad esempio, era quello di ottenere pelli per selleria, cioè pelli morbide, dopo averle essiccate, si immergevano, per un’ora circa e a 80° C nel bagno di “sgrascio” con foglie di murteddha (mirto).

Non si sgrassavano, invece, quando si doveva ottenere la suola da scarpe, in questo caso si eseguiva la battitura per rendere più compatto il cuoio.

Le pelli, successivamente, venivano tagliate in due parti mediante “ferri a margherita”, ottenendo due “schiappe” (sezioni).

La tintura all’anilina o ad altri coloranti basici era seguita, per le pelli più morbide e pregiate, dal trattamento con olio di pesce o di balena. L’operazione finale era la snodatura e la lucidatura.

Nell’Ottocento, fra le aziende che operavano a Galatina  troviamo quella di Tondi, Vallone,  Antonaci, Lisi, Marrocco e Sabella.

Nei primi del Novecento abbiamo la ditta Fratelli Marrocco, vissuta fin al 1956, grazie all’aggiornamento moderno. La ditta negli anni ’30 contava 23 operai e un meccanico in sala motori (Sabella); agli inizi del ‘900 era situata in Via Roma, di fronte all’attuale Bar del Corso, per poi spostarsi negli anni ’30 nell’ex-cantina sociale, alle spalle della stazione.

La ditta Tondi, presente nei primi del ‘900, s’interessava per la piccola concia.

Altre concerie erano situate in Via Cafaro, un’altra in via Pepio, quella di Antonaci, angolo Piazza D. Alighieri e via D. Alighieri, dove oggi c’è la Caripuglia, quella di Piero Serra in Via Campania e, infine, una in Via Sogliano.

Le ditte galatinesi, per la loro moderna attrezzatura e macchinari (vasche, cilindri e pompe a combustione) erano fra più importanti della Puglia.

L’ultima ditta, operante a Galatina fino al 1993, è stata quella di Sabella, situata nei Bianchini, oggi negozio di latticini.

Negli anni ’80 con l’avvento dell’altissima tecnologia, le piccole ditte artigianali hanno lasciato il posto alla grande industria, facendo dimenticare, alla nuova generazione, un’antica e intensa attività che è stata la regina fra le industrie manifatturiere di Galatina ed ha dato tanta ricchezza al nostro paese.

 Commercio delle pelli, nel 1888. Gallipoli.

TIPI DI PELLIPROVENIENZAPORTO DI GALLIPOLI
 ImportazioniEsportazioni
Kg.LireKg.Lire
Pelli bovineAmerica Settentrionale283481,10  

 Commercio delle pelli, nel 1888. BRINDISI

TIPI DI PELLIPROVENIENZAPORTO DI BRINDISI
 ImportazioniEsportazioni
Kg.LireKg.Lire
Pelli bovineAustria378642  
Altri Stati6861166,20  
Pelli scadenti da pellicceriaVari Stati  37325971,20
Pelli crude, fresche o seccate da pellicceriaVari Stati  127635
Pelli conciate col peloFrancia31930  
Pelli semplicemente conciate, cioè lavateVari Stati1931158  
Pelli verniciateGermania1201680  
Austria79632  
Pelli rifiniteFrancia156112488  
Germania324  
Altri Stati  4083264
Numero di SelleVari Stati160  
Paiia di guanti di pelleFrancia2665  
Altri Stati2460558753,30
CalzatureVari Stati514462575675
Lavori di concia senza

pelo

Austria216  
Francia17136  
Germania14112  
Altri Stati1080  
Totale 23875,80 11300,50
    

 Commercio delle pelli, nel 1888. TARANTO

TIPI DI PELLIPROVENIENZAPORTO DI TARANTO
 ImportazioniEsportazioni
Kg.LireKg.Lire
Pelli bovineAltri Stati  17252932,50
Pelli rifiniteGermania36288  
Altri Stati120960  
Lavori di concia senza peloFrancia216  
Totale 1264 2932,50
    

 Commercio delle pelli nella provincia di Lecce. (1888)

TIPI DI PELLIPROVENIENZATotale dei porti di Brindisi, Gallipoli e Taranto
 ImportazioniEsportazioni
Kg.LireKg.Lire
Austria378642,60  
Pelli bovineAmerica Sett.283481,10  
Altri Stati6861166,2017,252932,50
Pelli scadenti da pellicceriaVari Stati  37325971
Pelli crude, fresche o seccate da pellicceriaVari Stati  127635
Pelli conciate col peloFrancia31930  
Pelli semplicemente conciate, cioè lavateVari Stati193158  
Pelli verniciateGermania1201680  
Austria79632  
Pelli rifiniteFrancia156112488  
Germania39312  
Altri Stati1209604083264
Numero di selleVari Stati160  
Paia di guanti di pelleFrancia2665  
Altri Stati2460558753,30
CalzatureVari Stati514462675675
Lavori di concia senza

pelo

Austria216  
Francia19152  
Germania14112  
Altri Stati1080  
Totale 25620,90 14231
    

 

[1] Michele MONTINARI – Storia di Galatina  – A cura di Antonio Antonaci, Editrice Salentina, Galatina, 1972

[2] Cespuglio resinoso, con frutti  a drupa nera.

[3] L’albero e la ghianda del leccio.

[4] D. Tommaso VANNA, Galatina, in Urbs Galatina. Editrice Salentina. Galatina. 1992.

[5] Nel 1888, la provincia di Lecce, con 553724 abitanti comprendeva il circondario di Lecce (ab. 142879), di Brindisi (ab. 123573), di Taranto (ab. 152941) e quello di Gallipoli (ab. 134331).

[6] In altri parti d’Italia si trattava anche la concia per condensazione, minerale e con tannino sintetico.