I TEMPLARI
MONACI E GUERRIERI
Trionfi e Apocalisse del più importante ordine
religioso-cavalleresco
Di Giuseppe Magnolo
Dinamiche storiche e principio di causalità. Nel processo di osservazione e indagine storica si può notare il manifestarsi di diverse forze in campo, alcune rivolte a valorizzare collettivamente le potenzialità umane in termini di sviluppo e collaborazione, altre invece unicamente votate all’esercizio del potere da parte di pochi uomini capaci e ambiziosi, che con grande cinismo fanno uso delle opportunità che il caso presenta, sino a ritenere qualunque risorsa, persino la religione, come puro instrumentum regni.
In senso lato si può affermare che l’Ordine Cavalleresco dei Templari, a somiglianza di altri dello stesso tenore e matrice, è sostanzialmente da considerare come un effetto collaterale prodotto dalle Crociate, le spedizioni in Terrasanta che, realizzate nel volgere di circa due secoli (1095-1291) poco dopo la fine del primo millennio dell’era cristiana, storicamente rappresentano l’evento di maggior rilievo del periodo medievale.
Tale affermazione attiene non solo all’aspetto religioso, che agli inizi fu ovviamente preminente, ma anche ad altri importanti settori di operatività, come quello geo-politico, quello economico, e soprattutto quello commerciale, come ben sapevano le repubbliche marinare, sempre ben disposte a usare le loro flotte per il trasporto degli eserciti crociati, per poi assicurarsi il controllo delle remunerative vie di commercio con l’estremo oriente. Pertanto le Crociate furono soprattutto vissute come occasione di confronto tra due diverse civiltà, quella occidentale europea e quella mediorientale, strettamente imparentate, seppur fortemente contrapposte.
La svolta epocale del Medio Evo. Nel 1095, a conclusione del Concilio di Clermont (Francia), il papa Urbano II aveva indetto la prima crociata, sollecitando tutti i cattolici del mondo occidentale a liberare il Santo Sepolcro e portare soccorso ai fratelli d’oriente, tenuti sotto scacco dai dominatori saraceni. Dietro tale impulso si manifestava non solo un grande fervore religioso, m anche il desiderio di molti partecipanti alle crociate di accumulare ricchezze e vivere il fascino sottile dell’avventura. Pertanto l’anno successivo si realizzò la prima grande spedizione, in cui tra l’agosto e il settembre del 1096 partirono per l’Oriente, attraversando il Mediterraneo, decine di migliaia di persone con equipaggiamento, servitori e animali al seguito. Un evento di tale portata mai si era verificato prima con effetti così importanti. Era necessario tuttavia fornire difesa e sicurezza a questi nuovi arrivati, che andavano ad occupare territori e città abbandonati da altri, per far prosperare le proprie attività in competizione con quelle musulmane preesistenti.
La nascita degli Ordini religiosi-cavallereschi. Una volta conquistata Gerusalemme dopo la conclusione della Prima Crociata (1096-1099), molti combattenti volontari, considerando concluso il loro obbligo di pellegrinaggio, fecero ritorno in patria, mentre per coloro che decisero di rimanere in Terrasanta si presentò subito il problema di come difendere i luoghi santi e come assicurare adeguata protezione alle migliaia di pellegrini che continuavano a giungere da tutta Europa. Per far fronte a tutto ciò nacquero dei gruppi spontanei di cavalieri che fecero voto di essere crociati permanenti, facendo vita monastica comune e spendendo le proprie energie per difendere i luoghi santi conquistati.
Da questi primi gruppi derivarono alcuni importanti ordini religiosi, che si prefiggevano l’obiettivo di garantire l’incolumità dei devoti. Il primo fu l’Ordine dei Canonici del Santo Sepolcro di Gerusalemme, fondato nel 1099 da Goffredo di Buglione con intenti di prevalente difesa territoriale. Subito dopo venne costituito l’Ordine degli Ospitalieri di San Giovanni, che provvedeva all’assistenza dei pellegrini in apposite strutture ricettive, poi l’Ordine dei Cavalieri Teutonici con compiti territoriali rivolti verso il nord- Europa, e infine quello dei Cavalieri Templari (o del Tempio), che, secondo affermazioni solo parzialmente documentate, risalirebbe agli anni 1119-1120. In particolare i Cavalieri del Tempio erano riconoscibili dalla croce rossa che indossavano cucita sul mantello bianco.
Il riconoscimento ufficiale dell’ordine. Il fondatore e Primo Maestro dell’Ordine del Tempio fu il cavaliere francese Hugues de Payns (1070-1136). Recatosi per la prima volta in pellegrinaggio in Terrasanta al seguito di un nobile nel 1104, vi ritornò nel 1107 e decise di stabilirsi definitivamente a Gerusalemme. Nel 1114, insieme al compagno d’armi Goffredo di Saint-Omer e ad alcuni altri cavalieri, organizzò il nucleo originario dell’ordine templare, dandosi il compito di assicurare l’incolumità dei numerosi pellegrini europei che continuavano a visitare la città santa.
Tra il 1118 e il 1120 i Cavalieri Templari ricevettero i riconoscimenti e i favori dei primi re di Gerusalemme, fra i quali l’assegnazione dei locali dell’antico Tempio di Gerusalemme presso la Moschea di al-Aqsa da parte del re Baldovino II, e le prime donazioni in terre e denaro. Siccome la moschea di al-Aqsa sorgeva nell’area del Tempio di Gerusalemme, i Cavalieri vennero chiamati Milites Templi o Templarii, come era consuetudine per i gruppi di monaci che assumevano il nome dal luogo ove si stabilivano. I cavalieri che entravano nell’ordine, oltre ai voti di povertà, castità e obbedienza, tipici della tradizione monastica, pronunciavano anche il voto di combattere contro gli infedeli. La penuria di documenti dell’epoca rende difficile l’esatta ricostruzione dei primi anni dell’Ordine del Tempio, ma la nascita formale della confraternita viene solitamente collocata intorno al 23 gennaio 1120.
La regola monastica e l’organizzazione finanziaria dell’Ordine. All’atto della sua fondazione, l’Ordine dei Cavalieri Templari venne dotato di una propria regola, alla cui base vi era la regola di San Benedetto, con alcuni prestiti da quella agostiniana. Questa regola, successivamente riconosciuta come “Regola Primitiva”, alla cui stesura contribuì anche San Bernardo da Chiaravalle, rappresenta uno dei pochi documenti coevi dell’epoca di fondazione dell’ordine. Fin dai suoi inizi, l’Ordine del Tempio conobbe una forte espansione, grazie alle vocazioni che riusciva a suscitare e alle numerose donazioni ricevute. Oltre alla difesa dei luoghi sacri, l’ordine templare si dedicò nel corso del tempo anche ad attività agricole, creando un grande sistema produttivo e commerciale, destinato ad assicurare i prodotti alimentari necessari agli approvvigionamenti dei fedeli. L’attività commerciale in seguito si allargò sempre più con la gestione di ospedali, castelli, complessi agricoli, fino ad includere varie attività finanziarie, che gestivano i beni dei pellegrini e varie donazioni.
In sostanza in pochi decenni i Templari arrivarono a costituire il più avanzato e capillare sistema bancario dell’epoca in Europa, un sistema assai redditizio che rispondeva del proprio operato soltanto al papa e ai suoi emissari. Così avvenne che, a lungo andare, sia i Templari che gli altri ordini religioso-cavallereschi si alienarono le simpatie delle autorità laiche. Va ricordato che in seguito alla gestione di enormi prestiti concessi dai Templari ai sovrani di vari stati, questi non esitavano ad indebitarsi drammaticamente pur di portare avanti le loro campagne militari, oppure la costruzione di imponenti opere pubbliche. Insomma in meno di due secoli l’Ordine dei Templari crebbe enormemente in potere e ricchezza, destando non solo il risentimento dei propri creditori, ma anche l’invidia dei potentati nazionali oltre a quella del clero comune, dato che essi rispondevano dei loro guadagni solo al papa e per nulla ai sovrani degli stati in cui si trovavano ad operare. Altrettanto facile è supporre che vi siano stati contrasti e divergenze all’interno dell’ordine, a parte le generali accuse di arroganza, avidità ed eccessivo rigore usati dai Templari contro i loro presunti nemici e rivali.
Il contrasto tra il papato e il re di Francia. Agli inizi del 1300 l’Ordine dei Templari si inimicò in particolare il re di Francia Filippo IV il Bello, che con essi era fortemente indebitato, poiché da tempo finanziavano le sue continue campagne militari. Il dissidio tra il papato e il re di Francia si era già manifestato nel 1303, allorché l’allora papa Bonifacio VIII aveva scomunicato il re di Francia, atto a cui era seguito il sequestro del pontefice ad Anagni da parte delle truppe francesi, con l’episodio dell’oltraggio di Giacomo Sciarra Colonna1, alleato di Filippo il Bello. Anche dopo la morte di papa Bonifacio (ottobre del 1303), il suo successore Clemente V, uomo debole e malaticcio, si trovò in una situazione di estremo rischio, incastrato fra la minaccia di scisma da parte del re francese e la richiesta pressante dell’ordine dei Templari, che, tramite il Gran Maestro Giacomo De Molay (1244-1314), sollecitavano il papa ad aprire un processo per scagionare l’ordine dalle accuse di eresia fatte montare ad arte da Filippo Il bello tramite il suo primo ministro Guglielmo di Nogaret2. Con grande zelo costui si dedicò per anni a raccogliere un ampio dossier di prove contro i Templari, infiltrando l’Ordine di spie da lui pagate, pronte a confermare qualunque accusa e a far estorcere da parte dei giudici dell’Inquisizione le prime confessioni a carico dei vari membri dell’Ordine. A quel punto il papa Clemente V, nel timore di creare un nuovo scisma con la corona francese (come minacciato da Filippo Il Bello), nell’estate del 1307 adottò la soluzione di sacrificare l’Ordine del Tempio sospendendolo senza condannarlo alla totale scomparsa, e sottoponendolo al controllo dei vari sovrani cattolici nei diversi regni europei. Le conseguenze di tale decisione purtroppo furono fatali per la sopravvivenza dell’Ordine.
La rappresaglia di Filippo il Bello contro l’Ordine dei Templari. A quel punto il Re di Francia, ormai pienamente determinato ad affermare il suo potere assoluto diventando papa nel suo regno, nel settembre 1307 organizzò una feroce campagna diffamatoria contro i Cavalieri Templari, il cui Ordine, rimasto ancora molto potente, dipendeva esclusivamente dal Pontefice. Poi, con la complicità dell’Inquisizione, e senza minimamente informare il papa, Filippo il Bello giocò d’anticipo sui tentennamenti di Clemente V, organizzando una gigantesca operazione di rappresaglia, che portò all’arresto di tutti i Cavalieri Templari reperibili nel regno di Francia con la confisca dei loro beni (13 ottobre 1307). La fulminea decisione di Filippo il Bello, se da una parte risolveva il contenzioso finanziario per la sovraesposizione del sovrano francese verso l’ordine, dall’altro metteva il papa in condizioni di totale impotenza riguardo alle conseguenze politiche di tale gesto.
I processi sotto tortura: abiure e ritrattazioni. Stupiti, imprigionati, brutalizzati, minacciati e persino crudelmente torturati, la grande maggioranza dei Templari (ben 134 Cavalieri su 138 tratti in arresto, compresi tutti i dignitari) furono interrogati a Parigi e, com’era prevedibile, dietro la minaccia di tortura, resero tutte le confessioni che gli inquisitori si aspettavano. È inutile dire che la lettura dei verbali di interrogatorio relativi a tali processi è quanto di più crudele e disgustoso lo studioso di storia possa trovare. La tortura3 usata ripetutamente come metodo di interrogatorio (tra l’altro fu richiesta nei processi dallo stesso papa Clemente V nell’illusione di poter ridiventare arbitro della situazione) permise agli accusatori di far confessare anche le affermazioni più aberranti, salvo poi a vederle ritrattate in condizioni diverse. Tra l’altro i Templari sottoposti a processo furono accusati di compiere varie pratiche contro la religione, quali costringere le nuove reclute a sputare sulla croce, incitarle all’omosessualità e all’adorazione di falsi idoli4. L’ondata di arresti dalla Francia si estese a tutti i regni d’Europa, e fu seguita da varie confessioni in cui venne applicata la tortura.
La detenzione dei Templari per eresia. Screditando l’Ordine del Tempio e riducendolo all’impotenza con la prigionia, Filippo il Bello si sentiva tuttavia solo parzialmente appagato, avendo appianato tutti i suoi debiti pregressi nei confronti dell’Ordine5. Tuttavia il suo ultimo intento era quello di mettere le mani sul presunto “tesoro dell’Ordine”, che non si sapeva dove fosse e di cui i Templari negavano l’esistenza. Questa situazione di stallo si protrasse per alcuni anni. Poi nella primavera del 1310 in Francia alcuni membri dell’Ordine riuscirono ad evadere dai luoghi di prigionia, si riunirono e tentarono di denunciare pubblicamente le condizioni dei loro interrogatori e della loro detenzione, per ritrattare le loro confessioni e proclamare a voce alta e chiara l’innocenza dell’Ordine del Tempio. Ma la reazione di Filippo, avallata dal papa, non si fece attendere. 54 Confratelli Templari furono nuovamente arrestati, condannati al rogo per aver ritrattato le loro confessioni e poi furono bruciati il giorno successivo, il 12 maggio 1310 a Parigi. Naturalmente i Templari superstiti da quel momento in poi abbandonarono ogni resistenza6.
La fine dell’Ordine. L’Ordine del Tempio fu ufficialmente soppresso il 22 marzo 1312 nel Concilio di Vienna per decisione di Clemente V, che con la bolla “Vox in excelso” sospese l’ordine in via amministrativa, attribuendo tutti i beni dei Cavalieri Templari all’Ordine degli Ospedalieri di San Giovanni di Gerusalemme.
Nel 1314, per ordine di Filippo il Bello, il Gran Maestro dell’Ordine Giacomo de Molay e il Comandante della Normandia Geoffroy de Charnay furono bruciati come eretici a Parigi nei pressi di Notre Dame (18 marzo). Entrambi morirono tra le fiamme proclamando l’innocenza dell’Ordine del Tempio. La leggenda narra che durante l’esecuzione il Gran Maestro abbia urlato per maledire la stirpe di Filippo IV ed abbia anche inveito contro il papa Clemente V, in quanto responsabile della sua morte. Triste nemesi: entrambi i responsabili morirono per malattia a breve distanza, entro la fine del 1314. Comprensibilmente qualcuno potrebbe esser tentato di rispolverare il vecchio adagio: “Chi di eresia ferisce, poi di eresia perisce”.
Ad ogni modo, del presunto tesoro dei Templari non si è mai trovata traccia, nonostante vari, ma sostanzialmente inutili, tentativi fatti nei loro più disparati possedimenti. Altrettanto vano è risultato il desiderio di alcuni zelanti discendenti di membri della confraternita di riportare in auge un ordine religioso-cavalleresco che un tempo era stato fra i più potenti e famosi, ma poi fatalmente fu ridotto all’irri- levanza e all’ignominia dalla cupidigia e la malvagità dei potenti. ●
NOTE:
- Tale episodio è solitamente conosciuto come “Lo schiaffo di Anagni”. L’affronto di Sciarra Colonna avvenne mentre il papa Bonifacio VIII era in arresto nella cattedrale di Anagni, sua città natale.
- Guglielmo di Nogaret (1260-1313), illustre giurista francese e cancelliere di Filippo il Bello, fu realmente il deus ex machina nel processo intentato contro i Templari, di cui era nemico giurato per avere la sua famiglia a suo tempo subito persecuzioni durante l’eresia catara.
- Lo storico francese Alain Demurger nella sua accurata ricerca storica sui Templari dedica un intero capitolo alle pratiche di tortura adottate come prassi normale nei processi per eresia affidati all’Inquisizione. Vedi al riguardo ALAIN DEMURGER, Vita e morte dell’Odine dei Templari, Milano, Garzanti 2005, pp. 278-284. Per altro verso risulta singolare che il cattedratico francese si astenga sibillinamente da qualunque giudizio di merito sulla vicenda, limitandosi a riportare l’ampia documentazione redatta dai giudici inquisitori e gli alti prelati della chiesa sul caso.
- Da segnalare come in molte opere recenti di indagine storica sulla vicenda dei Templari non venga minimamente messa in dubbio l’idea che le accuse a loro carico fossero totalmente false e le loro confessioni unicamente dettate dal terrore di essere sottoposti a tortura. Si vedano al riguardo JACOPO MORDENTI, I Templari, Storia di monaci in armi (1120-1312), Ed. Carocci, Roma, 2022, oppure lo studio di SIMONETTA CERRINI, L’Apocalisse dei Templari, Ed. Mondadori, Milano, 2012.
- Va ricordato che nel Medio Evo l’Inquisizione aveva stabilito che l’accusa di eresia annullava di fatto qualunque richiesta di restituzione di prestiti a qualunque titolo avanzati dal condannato nei confronti di chiunque fosse in debito con lui.
- È assai significativo il fatto che lo storico Paolo Mieli in un suo recente saggio dedicato alla vicenda dei Cavalieri Templari, esprimendo un giudizio di merito, non esiti a considerarli vittime innocenti di una macchinazione deliberatamente messa in atto dal re di Francia per distruggere l’Ordine per puro tornaconto personale. Cfr. PAOLO MIELI, “I templari, combattenti per la libertà”, in Il secolo autoritario, Milano, Rizzoli, 2023, pp. 135-142.