INTELLIGENZA ARTIFICIALE: LA CORSA AL PRIMATO GLOBALE

Si sente sempre più spesso parlare di intelligenza artificiale, indicata con l’acronimo italiano IA, o anche AI (in inglese Artificial Intelligence), la tecnologia scientifica che fornisce agli internauti dei software avanzati, che mediante l’utilizzo di strumenti informatici (computer o macchinari) sono in grado di rigenerare in autonomia le azioni, i pensieri e le opere realizzate dall’uomo. In un contesto geopolitico incerto come quello che stiamo attraversando, le maggiori potenze globali hanno dato il via ad una vera e propria corsa al primato globale in tema di intelligenza artificiale.

ChatGPT: il software IA americano più conosciuto al mondo.

Nel 2015 alcuni imprenditori attivi in ambito scientifico, tra i quali Elon Musk e Sam Altman, decisero di creare OpenAI, società americana di ricerca sull’intelligenza artificiale. Dopo sette anni di studi e prototipi, nel 2022 venne rilasciato sul web ChatGPT (acronimo inglese di Chat Generative Pre-trained Transformer, tradotto trasformatore generativo pre-addestrato), il software di intelligenza artificiale ad oggi più conosciuto ed utilizzato al mondo. Come suggerisce il nome, si tratta di un chat bot (un operatore virtuale che può essere consultato attraverso una specifica chat) che “cresce e impara” grazie ad una capacità: l’apprendimento automatico.

ChatGPT è quindi in grado di esaudire le più svariate richieste fatte dagli utenti via chat, come generare un’immagine, un dipinto, modificare una foto esistente, o ancora scrivere riassunti, poesie, saggi e slogan pubblicitari, fare ricerche sul web e “spiegare il significato di qualsiasi cosa conosciuta dall’uomo e presente su internet”, condizione necessaria per il suo corretto funzionamento. Insomma si tratta di un assistente personale dalle enormi capacità artistiche e culturali, che, se utilizzato per scopi seri e nobili, rappresenterebbe una svolta epocale nel nostro modo di usare il web e che crescerà, migliorerà e darà risposte generative sempre più affidabili e realistiche grazie al proprio apprendimento automatico.

Per funzionare efficacemente, un software IA come ChatGPT ha bisogno di potenti chip, componenti elettronici che rappresentano il cervello di tutto l’apparato hardware. Questi sono in grado di eseguire calcoli velocissimi e precisi, per fornire risposte affidabili agli utenti. È qui che entra in gioco Nvidia, altra nota azienda americana che produce GPU (dall’inglese graphics processing unit, unità di elaborazione grafica), ossia i chip responsabili dell’apparato grafico, che contribuiscono al successo dell’intelligenza artificiale.

Negli ultimi due anni abbiamo assistito ad una crescita esponenziale del settore grazie alle promesse futuristiche di Elon Musk, all’utilizzo sempre più frequente di ChatGPT, che vanta 400 milioni di visitatori alla settimana, e di altri software IA concorrenti (tra i quali gli americani Google Gemini e Microsoft Copilot), oltre al continuo aumentare del capitale offerto dagli investitori di tutto il mondo a Nvidia. Tutto ciò lascerebbe intendere che siamo di fronte ad una egemonia americana nell’ambito dell’intelligenza artificiale, ma in realtà di recente questo scenario è stato fortemente messo in dubbio a causa di un concorrente cinese: DeepSeek.

DeepSeek: il software IA cinese, frutto di una competizione USA-Cina che si protrae da almeno 10 anni

Il 27 gennaio 2025 resterà nella storia come il giorno in cui il comparto tecnologico americano legato alla intelligenza artificiale ha subito pesanti perdite sul mercato azionario (Nvidia in primis, segnando un -17%) a causa di una startup cinese, sconosciuta ai più fino a quel momento, di nome DeepSeek. I motivi sono i seguenti: l’azienda cinese ha creato un chatbot, denominato DeepSeek R1, autentico concorrente del ChatGPT americano, che, a dire del suo costruttore, esegue comandi e genera risultati visivi avanzati, con la differenza rivoluzionaria che DeepSeek R1 avrà maggiori capacità di ragionamento e non necessiterà di enormi capitali di investimento, così come succede invece per la tecnologia americana guidata dal binomio ChatGPT e Nvidia.

La questione dei minori investimenti necessari per il software cinese è subito dimostrata: in un documento pubblicato online dalla startup cinese nel dicembre del 2024, si legge che il software di lavoro della loro intelligenza artificiale ha avuto bisogno di un investimento di “soli” 5,6 milioni di dollari, nettamente inferiori agli importi spesi per sviluppare OpenAI, per i quali si parla di cifre superiori a 100 milioni di dollari.

Questa importante novità sul fronte cinese ha scatenato il panico nella Silicon Valley, causando la fuga di innumerevoli investitori, convinti fino a quel momento di aver affidato i propri fondi a degli operatori del mercato IA (le aziende americane) inarrivabili per i concorrenti, e cancellando di fatto delle certezze di predominio economico-tecnologico immaginate fino a quel momento. Si è aperta così una nuova era, quella della corsa all’oro virtuale, rappresentato da software d’intelligenza artificiale sempre più affidabili e competitivi.

L’ingresso di DeepSeek nello scenario globale non è frutto del caso, o di una improvvisa trovata geniale, ma è conseguente ad almeno dieci anni di investimenti da parte di Pechino in tema di innovazione. Nel 2015, infatti, venne creato dal governo cinese il progetto “Made in China 2025”, con l’intento di trasformare il paese in una super potenza tecnologica per quanto concerne diversi settori, fra i quali l’intelligenza artificiale. La scadenza primaria fu fissata per il 2020, anno in cui la Cina avrebbe dovuto eguagliare gli USA, per poi divenire, entro il 2030, leader assoluto a livello globale. A metà strada, e cioè oggi, nel 2025, la Cina avrebbe dovuto raggiungere un punto di svolta, e ciò fa pensare che l’improvviso successo di DeepSeek nella parte iniziale dell’anno sia la prima di tante mosse cinesi per imporre nuovi equilibri agli antagonisti americani.

Contesa

È doveroso puntualizzare che la Cina ha affrontato enormi investimenti per il progetto “Made in China 2025”, circa 900 miliardi di dollari. Inoltre molti esperti del settore sono convinti che presto arriveranno altre importanti novità in tema di intelligenza artificiale e tecnologia in generale.

A prova della competizione tecnologica che è in atto tra USA e Cina, e che si protrae ormai da almeno 10 anni, ci sono le sanzioni statunitensi, per cui è stabilito che i potenti chip tecnologici prodotti dalle aziende della Silicon Valley non possono essere esportati in Cina per volere dei governi americani che si sono succeduti negli ultimi anni, segno evidente dei timori occidentali nei confronti dei concorrenti orientali.

Il futuro, tenuto conto di questi presupposti, ci riserverà sicuramente colpi di scena e novità sensazionali, che condizioneranno sempre di più il nostro modo di utilizzare la tecnologia. Probabilmente saremo testimoni di una competizione globale difficile e dispendiosa, che vedrà le maggiori potenze del globo impegnate in una corsa ancora lunga, imprevedibile e potenzialmente infinita.