Magister Emanuel
Chirico pittor candiotus
UNA SUA OPERA NELLA CHIESA DEI BATTENTI
DI GALATINA*
di Giovanni Vincenti
Nella chiesa di S. Maria della Misericordia, sede della antica confraternita dei Battenti, l’altare maggiore era, in origine, collocato «sub cupola»[1] ossia nell’abside semiesagonale realizzata, «ad modum chori»[2], dai mastri fabbricatori Stefano e Giulio Pugliese, come abbiamo di recente documentato[3], ed era ornato, così almeno riferisce l’arcivescovo idruntino Lucio De Morra nella sua prima visita a Galatina del 1607, «cum imagine de Maria Virginis de Misericordia admodum eleganti»[4]. Da una notula di spesa sostenuta dai procuratores pro tempore della confraternita dei Battenti di Galatina e registrata in un inedito Libro di introito ed esito[5] si ricava che, il 10 dicembre del 1579, venne emesso un pagamento a tal Manuel Chirico, pittore:
[10 dicembre 1579]: «E più pagati a m.ro Manuel Chirico de Candia pittore docati sedici per una pittura a muro nello altare seu cappella maiore con la figura della Santissima Madonna de la Misericordia, et li confrati sotto nella di loro divisa».
La pittura a muro, di cui alla notula, è da individuare di certo nell’affresco raffigurante la Madonna della Misericordia posto al centro dell’abside, un tempo sopra l’altare maggiore [fig.1] [fig.2]. Ricordo che in quello stesso anno e in quella stessa cappella «fu fatto un quadro di tela dove ci sta depenta la imagine della Madonna colli confratris Battenti sotto della detta figura a dispese di Angelo Parcheri[6] che fece anche la statua scolpita»[7].
Ma chi era questo ignoto pittore candioto? Alcune notizie su Manoli o Emanuele Chirico si ricavano da una Numerazione fuochi di S. Pietro in Galatina del 1597. Originario di Candia, isola di Creta, dove era nato intorno il 1550; era poi giunto in età giovanile a Galatina, forse il 1567 e qui, dove sappiamo «habita da anni 30», si era accasato sposando tale Lucrezia Calofilippi dalla quale aveva avuto quattro figli: Raffaele, Gio. Vincenzo, Giorgio e Temperanza. Il suo nucleo familiare risulta infatti, così composto[8] [fig.3]:
Manoli Chirigo de Candia … … an. 47
Lucretia Calofilippi mog.e … … an. 44
Rafalele fio … … … … … ………an. 18
Gio. Vinc.o fio … … … …………an. 16
Giorgio fio … … … … … …… …an. 1
Temperantia fia … … … ……… an. 12
Impiantò una accorsata bottega dove esercitava l’arte di pittore in una casa posta sopra la chiesa di S. Maria dell’Assunzione[9] seu de li Bonusi [fig.4]:
«Una casa atta ad habitar con foc.re cenere et ticzone de recente dove havimo trovato Manoli Chirigo de Candia pittore exercitar detta arte quale casa dice esser de la ecc.a di s.ta maria de la scintione als. deli bonusi et dice servirsi per potecha da pittore sotto la quale nce ci la ecc.a et nel astrico di detta casa nce ci la campana»[10]
E che fosse un maestro e avesse allievi lo rileva un atto stipulato tra Domenico Rizzo Ostuni e Manuel Chirico de Candia il quale «habbia da imparare Giulio de Lorizzo figlio di esso Domenico de pittura et pingere in pennello et tener in poter suo ad imparare dell’arte de pingere per anni sette» per la somma di ducati cinquantaquattro di moneta[11].
E sempre ad Ostuni, il 29 luglio 1582, il «magister Emanuel Chirico pittor candiotus commorans in eadem civitate et uxoratus in terra S.ti Petri in galatino […] et Nobilis Donatus Melleus de eadem civitate» sottoscrivono un contratto in cui il pittore per il prezzo convenuto di ducati venticinque: «si obliga et promette fare, et pingere di sue proprie mani, et fatigare, di colori finissimi uno quadro nello altare seu Cappella di esso Donato dentro l’Ecclesia di S.ta Maria della Stella dentro di detta Città, quale Cappella è in frontespitio alla porta di detta Chiesa nell’intrare; con farci e pingere la figura della Santissima Madonna di Loreto, et nelle due bande dello muro ci habbia da pingere dui Santi a sua devot.ne, ita che pur’ siano colori fini, et nel cielo di detta Cappella ci habbia da fare et pingere stelle, et altre cose che a detto m.ro parerà, quale quadro et figure esso m.ro Emanuele promette darlo finito per tutto il mese di settembre primo, ita che similm.te intro di detto quadro si habbia da fare l’Arma si Casa Melle […] cum patto che esso Donato ci dia la tela et stascelle per far lo tellaro per far detta figura della S.ma Madonna, talmente che esso m.ro Emanuele non sia tenuto ad altro che alli colori fatica, et manifattura»[12].
Il 1596 si era recato a Tricase «dove stava ad lavorare un quatro de pittura»[13] del quale, ad ora, nulla sappiamo. Ulteriori ricerche sul nostro pittore candiotus dovranno essere condotte proprio partendo da questi primi risultati, a dimostrazione che la chiesa dei Battenti di Galatina rappresenta un esemplare modello di significativo risalto nell’ambito dell’architettura religiosa salentina. Ma non solo. È sempre qui che ritroviamo le tracce più evidenti dell’antico rito della flagellazione che rimase vivo, e lo si può documentare, almeno sino ai primi del ‘700. A tal proposito si riporta in Appendice un inedito inventario[14] [fig.5] dei beni mobili posseduti dalla confraternita di S. Maria della Misericordia del 1607 il quale rivela come tra quei beni erano presenti ben «trenta cinque habiti per li confrati con altre tante discipline di ferro».
AppendiceInventarium Bonorum Mobilium Confratern:tis Diva Maria de Misericordia Priore Joanne Aloysio Costantino, Procuratoribus Joanne Berardino Coluccia, Tiberio Termetrio, Petro Latino, et Cl. Joanne Petro Bene, Sacristanis Joanne Angelo Giordano, et Altobello Rigliaco
In primis un calice con la coppa, e patena d’argento e il piede di rame indorato questo fu posto nella Visita dell’Altare.
Item un paramento per celebrare Messa con la pianeta di cataluffa lavorata di diversi colori.
Item uno stendardo grande di damasco carmosino con la sua asta con due bottoni di seta pendenti, la crocetta di sopra, e la sua vestitura di seta.
Item un Crucifisso portatile con due vestiture una di damasco rosso, come lo stendardo, e l’altra di carmosino rosso.
Item un panno di Altare di Damasco bianco con la figura della Madonna in mezzo.
Item panni sette di Altare di diversi colori usati.
Item uno leggio di legno con la vestitura di panno giallo.
Item cinque pare di capezzali, seu coscini di diversi colori.
Item sei tovaglie di tela per Altare.
Item due pare di mantesini lavorati di filo giallo per li lanternoni.
Item un paro di lanternoni indorati vecchi.
Item un paro di Angeli, et un paro di candelieri usati.
Item una Icona con l’imagine.
Item un modello di Altare di tavole per il SS. Sacramento nella festività del Corpo di Christo.
Item un scabello di tavola per l’Altare maggiore.
Item banchi quattro di tela.
Item tre cascioni, uno nuovo, e due vecchi per li habiti.
Item tre conette, e quattro crocette con le loro haste per alcun viaggio.
Item un libro Antifonario per cantar le Vesperi.
Item un campanello di bronzo.
Item trenta cinque habiti per li confrati con altre tante discipline di ferro.
Item un martello, et un brocco di ferro per aprire le sepolture.
Item una stola negra, et un Crucifisso sopra l’Altare.
Item una pace di rame con un fazzoletto lavorato di seta carmosina.
Item uno scabello per l’Altare della Madonna.
Item uno paro di candelieri vecchi.
Item uno Avantino lavorato di seta carmosina.
Item un quadretto di tela con alcuni voti d’argento.
* Questo articolo anticipa parte di un lavoro di prossima pubblicazione dal titolo L’oratorio dei Battenti di Galatina. Testimonianze di fede ed arte nella storia di una comunità.
[1] Cfr. Archivio Diocesi di Otranto (ADO), Mons. Lucio de Morra, Visita Pastorale, Galatina, anno 1607, c. 134r.
[2] ADO, Mons. Lucio de Morra, Visita Pastorale, Galatina, anno 1624, c. 97r.
[3] Cfr. G. Vincenti, Maestranze galatinesi tra ‘500 e ‘600. Nei documenti l’autore del portale della chiesa dei battenti, ne “Il Galatino” (di Galatina), LIV, 2021, 14 (10 settembre), p. 4, ed ora anche in G. Vincenti, Per la storia e per l’arte di Galatina, Galatina 2022, pp. 357-362.
[4] ADO, Mons. Lucio de Morra, Visita Pastorale, Galatina, anno 1607, c. 134r.
[5] È un fascicolo di poche carte sciolte dove sono riportati non in ordine cronologico, ma per ordine di creditore o debitore gli introiti e gli esiti raccolti e distribuiti dagli economi pro tempore dal 1575 fino all’anno 1650. Il documento faceva parte della consistente documentazione conservata dal dr. Luigi Vallone († 2017) che nel lontano 1991 ebbi la fortuna di consultare e fotocopiare. Parte di quella documentazione, la più consistente ottocentesca, è in G. Vincenti, Galatina tra storia dell’arte e storia delle cose, Galatina 2009.
[6] Archivio di Sato di Napoli (ASN), Numerazione fuochi di S. Pietro in Galatina del 1597, vol. 378, fuoco 726, c. 223.
[7] ADO, Beneficio della Misericordia, Galatina, anno 1579, cc. nn.
[8] ASN, Numerazione fuochi di S. Pietro in Galatina del 1597, vol. 378, fuoco 785, c. 235v.
[9] Per la chiesa cfr. ADO, Mons. Pietro Antonio De Capua, Visita Pastorale, Galatina, anno 1567, c. 22 e Mons. Lucio de Morra, Visita Pastorale, Galatina, anno 1607, cc. 129r-130v. Per palazzo Bonuso costituito da «più e diversi membri superiori ed inferiori» era «sito e posto in ristretto di questa suddetta Galatina nel vicinato detto Lo Marra, vicino la casa della Sig.ra Principessa di Ruffano da Levante, le case dotali di Gaspare Manca dottore della Terra di Soleto da Scirocco, via pubblica da Borea ed altri confini» cfr. Archivio di Sato di Lecce (ASL), Sezione Notarile, Protocolli, notaio Lorenzo Garrisi, 38/16, anno 1757, c. 141v.
[10] ASN, Numerazione fuochi di S. Pietro in Galatina del 1597, vol. 378, fuoco 433, c. 176v.
[11] Archivio di Stato di Brindisi (ASB), Sezione Notarile, Ceglie Messapica, notaio Cornelio Vacca, n.1, anni 1583-1599, volumi 6-7, busta 2, cc. 28v-29r.
[12] ASB, Sezione Notarile, Ostuni, notaio Antonio Melleo, n.7, anni 1577-1588, volumi 1-4, busta 4, cc. 70r-74r.
[13] ASN, Numerazione fuochi di S. Pietro in Galatina del 1597, vol. 378, fuoco 785, c. 235v.
[14] ADO, Mons. Lucio de Morra, Visita Pastorale, Galatina, anno 1607, c. 97v-97r.