Il comprensorio di “Sirgole” in agro di Cutrofiano è ancora oggi, nonostante il generale degrado di tanti contesti rurali del Salento, un’amena contrada, ricca di ville, case di villeggiatura, casini di campagna e colture di pregio, caratterizzata da una frequentazione umana assai ricca e variegata tra gente di Cutrofiano, Galatina, Aradeo, Collepasso, etc; essa si estende da sud a nord, a cavallo della prov.le Cutrofiano-Aradeo, prima che da Cutrofiano si raggiunga la grande rotonda di metà strada, ed è segnata da un’importante strada comunale che la percorre per l’intera sua lunghezza, in parallelo con un grosso canale (il “Sirgole”), che ne raccoglie le acque meteoriche e le convoglia verso nord, per non più riemergere, nella vora “Marsellona”, in territorio di Galatina, zona Noha, appena dopo il limite territoriale di Cutrofiano.
Anticamente Sirgole, il cui toponimo è quasi certamente corruzione di “Silvole” (zone a bosco, a vegetazione selvatica), era un casale, un piccolo agglomerato rurale aperto, che godeva non solo della fertilità dei terreni neri e profondi della zona, ricchi anche di acque superficiali, ma forse anche di un’importante posizione strategica nel cuore del Salento leccese, laddove il sito, seppur fuori dalle più importanti arterie paralitoranee e trasversali del Salento messapico-romano, così come delineate soprattutto dagli studi di Giovanni Uggeri, doveva intercettare gli antichi percorsi che, attraverso l’importante nodo stradale di Soleto, nel cuore della Messapia centro-meridionale, mettevano in collegamento le città dell’area adriatica, come Rocavecchia, Lupiae, Cavallino, Rudiae, la stessa Muro, con quelle della fascia ionica meridionale, come Alezio-Gallipoli, e soprattutto Ugento-Torre san Giovanni. E’ possibile che proprio la via “Sirgole”, che più a sud assume il nome di “via San Pietro e Paolo”, sia stato un tratto del collegamento che da Soleto portava, attraverso il territorio di Cutrofiano, Collepasso e Parabita, sulla Otranto-Alezio, e poi, superata questa importante arteria trasversale, si dirigeva, sempre in direzione sud e attraverso il territorio di Matino-Casarano, verso l’importantissimo centro di Ugento. Del resto è lo stesso Uggeri che ci parla, per il Salento antico, di una maglia di arterie secondarie che dovevano solcare il pianeggiante territorio, mettendo in comunicazione anche i centri minori con gli areali delle due fasce costiere.
Il sito di Sirgole, poi, anche in direzione est-ovest, intercetta gli antichi percorsi che collegavano Maglie, Corigliano e Cutrofiano con tutta l’area di Aradeo, Noha, Neviano, Seclì e Galatone. Purtroppo diversi tratti di questi percorsi, che comunque erano carrozzabili, e che comunque rimangono proprietà pubblica, oggi sono difficilmente riconoscibili, impraticabili ed alcuni addirittura perduti perché inglobati nelle adiacenti proprietà private.
E’ certo che, dalla seconda metà del ‘200 e per alcuni secoli successivi, si sia verificato un corposo fenomeno di abbandono di casali rurali in tutta l’area salentina, per carestie, pestilenze ed eventi naturali, ma più probabilmente per l’insicurezza dei luoghi a causa di scorrerie ed improvvisi assalti di milizie saracene e poi turche e di bande armate. Emblematico il caso dell’attuale Collepasso, che risulta registrata come “Casale Colopacii” o “Colopatii” già in un documento dei Registri della Cancelleria Angioina del 1270, per poi risultare luogo del tutto disabitato intorno al 1500, probabilmente a causa delle devastanti incursioni delle milizie turche impegnate nell’assedio di Otranto del 1480. Collepasso rinascerà poi come centro abitato solo nei primi dell’800, grazie all’iniziativa, benemerita e lungimirante, della baronessa Aurora Leuzzi Contarini e del suo compagno di vita, il colto ed esperto conte Bartolomeo degli Alberti di Enno. Sono secoli di generale e permanente insicurezza: moltissimi casali scompaiono perché la popolazione tende ad addensarsi in qualcuno più grande e/o meglio difendibile, e che man mano evolve in “castrum”, termine che segnala l’avvenuta fortificazione del borgo.
E’ quanto accade in quello che oggi è il territorio di Cutrofiano, il cui centro abitato proprio in quei secoli assume un ruolo dominante rispetto agli altri numerosi casali e si dota di mura difensive, con lo spopolamento dei nuclei dell’area, compresi quelli di Sirgole, Petrore, Piscopio, anche quello di Collepasso, certamente più importante, e quelli un po’ più lontani di Pisanello, Padulano, Francavilla e Sombrino. Di certo, anche nei casali che si abbandonavano, così come lungo i percorsi più frequentati, non mancavano strutture di culto, a volte anche importanti, oggetto di particolare devozione, molte delle quali sono state man mano trasformate per usi agricoli e spesso demolite e comunque perdute. Di alcune di esse rimane traccia nei rari documenti e, molte volte, nei toponimi e, data la forza delle devozioni popolari, anche nella memoria delle nostre genti.
L’edilizia sacra nell’area di Sirgole è oggi caratterizzata da una notevole e moderna chiesa rurale, costruita a partire dal 1968 su un terreno, più precisamente nel fondo “Cafari”, di proprietà Cipressa di Galatone, per iniziativa dei numerosi villeggianti della zona e dedicata al culto della Madonna del Rosario; la bella e ben visibile struttura gode anche di ampi spazi di pertinenza per il gioco, gli incontri e le pratiche del culto all’aperto.
La posa della prima pietra, come ci riferisce Claudio Greco, attento e memore osservatore di carte e luoghi, avvenne l’8-10-1968 alla presenza di Mons. Gaetano Pollio, arcivescovo di Otranto, dell’on. Beniamino De Maria, del sindaco di Galatina, dott. Giovanni Fedele, del prof. Marcello Rizzo da Cutrofiano e dei parroci don Pippi Tundo da Galatina, don Antonio Meleleo da Cutrofiano, don Vincenzo Cerfeda da Diso, padre Teofilo dei Frati Minori e del segretario del Vescovo, padre Giuseppe Monti. La benedizione fu impartita da don A. Meleleo, per competenza territoriale su delega del parroco don Pippi Villani, mentre il discorso fu tenuto da don Pippi Tundo, arciprete della Collegiata di Galatina.
Eppure, nell’area di Sirgole, le visite pastorali degli arcivescovi otrantini registrano, a partire dal 1607, come riportato da Vincenzo Ligori nei suoi scritti indicati a margine, la “Chiesa di santa Maria di Sirvole”, chiesa greca abbastanza importante, con due altari in pietra dedicati alla Trinità e alla Madonna di Sirvole, o Madonna della Visitazione, dotata di campana e campanile e di stanzetta per “l’oblato”. Detta chiesa nel 1637 è ancora in buone condizioni, mentre nel 1811 è “dissusata”. Nel 1836 è “diruta”. In questa chiesa, ove pare sorgesse un “romitorio”, risulta presente un “Fra Vito de Nohe, del casato d’Acquarica, offerto alla V. SS.ma sotto il titolo della Visitazione sita e posta in d. Cappella in feudo di Cotrofiano loco detto Sirgole…” , che muore improvvisamente a Noha “Adì 16 aprile 1728”, come risulta dal Registro della Parrocchia di Noha tenuto da don Andrea Soli e datato 1738 (da P. Francesco D’Acquarica in “Curiosità sugli arcipreti e persone di Chiesa a Noha”, in L’Osservatore Nohano, Arti Grafiche Mariano, Lecce, 2011).
Non si sa dove si trovasse questa chiesa: non è di certo la chiesetta-cappella di Santa Veneranda, o Santa Venardia (personificazione del Venerdì Santo), riportata nel 1811, sita ad un miglio da Cutrofiano verso Collepasso nei pressi della proprietà Cadura, dove, come riporta sempre il nostro Ligori, trovò la morte, nel 1788, una tarantata di Parabita, Teresa Marzano, nel mentre si recava (anelabat) al pozzo di san Paolo in San Pietro di Galatina. Questa cappella è probabilmente quella presente nella bellissima struttura dell’antico “Casino Cadura”, oggi diventato struttura residenziale di lusso col nome “Critabianca”; l’antica chiesetta, però, che a suo tempo io ricordo abbellita e marcata da una grande tela della Crocifissione, è diventata, con la ristrutturazione del “casino” a fini ricettivi, un ampio vano-soggiorno dell’edificio, come, purtroppo, ho potuto constatare personalmente qualche anno fa.
Non è nemmeno la bella chiesetta-cappella inglobata tra i volumi dell’attuale “Parco degli Aranci”, ex “Casino Stasi”, e ancor prima “Casino Mandurrino”, oggi bella struttura turistica di proprietà della famiglia Specchia-Stasi dedicata alla Madonna del Rosario, cappella assai ben tenuta ed ancora occasionalmente attiva. Era questa la piccola struttura religiosa ove i residenti e villeggianti della zona, a memoria d’uomo, si riunivano per la messa domenicale, che spesso veniva celebrata da don Luigi Vergine, don Luigi Mussardo, e, più recentemente, da don Antonio Meleleo. Per continuità con il culto del “Rosario” la nuova chiesa, poi costruita, come detto, in stile moderno a fine anni ’60, ha avuto la stessa intitolazione ed è il centro di una sentita festa religiosa che ogni anno i numerosi fedeli residenti nell’area organizzano per la prima domenica d’ottobre.
Forse, come pensa il nostro Claudio Greco, la chiesa di “Santa Maria di Sirvole” doveva insistere nel Casino di “Sirgole”, oggi un agglomerato di corpi edilizi di epoche diverse, ma come tale segnalato nelle carte dell’IGM, e forse includente, almeno come sito, la “masseria diruta in Sirgole”, di proprietà del sacerdote Bonuso di Galatina, come dal Catasto Onciario di Cutrofiano di metà ‘700; detto luogo, però, attentamente ispezionato, che pur conserva elementi tipicamente masseriali, come un’area recintata (il tipico giardino di delizie) con antichissimi conci tufacei da cava di superficie, sembra non aver conservato traccia alcuna dell’antica importante struttura religiosa, se non forse un piccolo vano voltato a botte con ingresso ad ovest nella parte più antica dei fabbricati, che però non si attaglia alla descrizione documentale degli arcivescovi otrantini, ma che potrebbe anche essere stato una pertinenza della notevole chiesa oggi non più esistente.
Altre chiesette-cappelle, ma sicuramente più recenti, sono ancora oggi esistenti nella zona, come nel caso di quella inglobata nella “Villa Dolce”, raggiungibile nell’area di Sirgole-nord, svoltando al semaforo prima della rotonda sulla Cutrofiano-Aradeo, dedicata alla Madonna Addolorata o della Croce, datata 1804, che ho visitato qualche anno fa, trovandola in stato di abbandono; in una seconda villa Dolce, immersa nel verde appena a nord-est della grande rotatoria, sulla prov.le per Noha, si trova una cappella che custodiva al suo interno una statua della Madonna dell’Altomare; un’altra emergenza di culto è presente nella vicina contrada “Colaturo”, tra la Casina Cadura e la contrada “Chiusa”; da qualche anno è stata restaurata e risulta intitolata alla Madonna della Grazie.

Antica Iscrizione (Hic sancti Petri defessi levamen- Questo fu il sollievo si san Pietro sfinito) sul leggendario passaggio di san Pietro in localita Pisanello
Un’altra bella emergenza dell’area di Sirgole-nord è il villino, oggi curata residenza, che per molti anni ha ospitato una delle diverse “scuole rurali” istituite nell’esteso territorio di Cutrofiano e destinate a scolarizzare, con classi di scuola elementare spesso di età mista, i tanti bambini di contadini e coloni che abitavano stabilmente nelle campagne del comprensorio; scuole rurali che hanno garantito, in tempi in cui anche gli spostamenti di pochi chilometri erano proibitivi, istruzione, socialità, crescita civile e morale, grazie anche a maestri e maestre pendolari, orgogliosi della loro missione educativa.
FONTI ESSENZIALI:
–M. CAZZATO – A. COSTANTINI – V. ZACCHINO, Dinamiche storiche di un’area del Salento, Torgraf Galatina, 1989
–G. UGGERI, La viabilità preromana della Messapia, in: VIII Quaderno del Museo Archeologico “F. Ribezzo” di Brindisi, 1975
–V. LIGORI, Cutrofiano l’argilla la terra la pietra, Galatina, Congedo Editore, 1993
_V. LIGORI, Santi di ieri, in: Cutrofiano tra storia e devozione, Regione Puglia CRSEC di Galatina, Torgraf Galatina 1998
–C. GRECO, Appunti personali e ricerche in situ
–Conoscenze personali dell’autore e ri-visitazioni territoriali