“Da quella prigione. Moro, Warhol e le Brigate Rosse”

Inquadra, mette a fuoco, scatta, inchioda il soggetto a un’immobilità che durerà per sempre: forse non è un caso che la macchina fotografica, avendo alcune analogie con le armi da fuoco, scandisca, istantanea dopo istantanea, momenti cruciali della stagione del terrorismo. In questo immaginario album, il primo scatto è quello che fissa, il 26 marzo 1971, la sequenza in cui a Genova il portavalori Alessandro Floris viene ucciso da due terroristi del gruppo “XXII ottobre” durante una rapina di auto-finanziamento. Un fotografo coglie i due, in moto, che fuggono sparando contro la vittima a terra. È proprio da quella immagine che prende l’avvio il fulminante e denso libro di Marco Belpoliti, Da […]

“Partigiano Inverno”

Partigiano Inverno (Nutrimenti, pp. 237) è un romanzo che narra alcune azioni compiute dalla Resistenza in Valsesia nel dicembre del 1943. Le sue pagine hanno una consistenza porosa: sculture in cui si alternano vuoti e volumi, abissi e superfici, illusioni e speranze. L’autore sceglie di dare voce a pochi personaggi, ognuno dei quali si porta dentro il rimorso di un’occasione mancata: Umberto Dedali, un ragazzino di undici anni che vive a Borgosesia con il nonno, suo zio Italo Trabucco, professore in pensione – insieme preparano un bellissimo presepe, emblema dell’armonia assente dalle loro vite – e Jacopo Preti, studente universitario innamorato come il giovane Milton di Una questione privata, che si unisce ai ribelli […]

“Sangue romagnolo. I compagni del duce”

Nella Romagna a cavallo tra l’800 e il ‘900 “la politica non è interesse e non è dottrinarismo: è azione, è passione, è ribellione”. Così sosteneva Torquato Nanni. E infatti lui, Benito Mussolini, Nicola Bombacci e Leandro Arpinati non potevano che nascere in quell’aspra e solatia terra. Sono loro, nomi altisonanti di un’epoca, i protagonisti di Sangue romagnolo. I compagni del Duce, il libro scritto dall’ex direttore de Il Resto del Carlino Giancarlo Mazzuca e dal decano dei giornalisti romagnoli Luciano Foglietta. Edito da Minerva Edizioni, il volume si è appena meritato il Premio Acqui Storia – Sezione storica divulgativa, perché “analizza nel profondo l’animo e la mentalità di un popolo sanguigno, unico nel panorama italiano e critico nei confronti del regime […]

Vituccio “Paracazzi”. Breve storia di un ragazzo di strada

Il mio paese è il centro, l’ombellico del Salento, così come piazza IV Novembre era l’ombellico di quel paese. Non è una piazza, in realtà è la strada principale che da nord a sud spacca in due il paese e lo priva di ogni intimità: non una meta quindi, ma un paese di passaggio. tranne quel punto dove la strada si allarga e si formano due “piazzole di sosta”, una di fronte all’altra, dove nessuno, per un motivo qualsiasi, si sarebbe mai fermato a sostare. Tranne i cani randagi e tutti quei ragazzi assidui frequentatori della piazza perché nelle case non c’era spazio sufficiente per tutti. La piazza era allora […]

Il cercatore di scarpe

Iniziò così, come ogni cosa che viene alla vita, proprio come piaceva al vecchio Talete: iniziò tutto dall’acqua. Passeggiava un giorno su una spiaggia dell’est salentino, avanzava placido sulla sabbia, senza meta, mirando i lontani profili delle vette d’Albania, cenni tra la foschia all’orizzonte. Era solo. Radente all’acqua, in quel punto in cui non è più possibile fare un passo senza bagnarsi, abbassò gli occhi e lì, finalmente, vi trovò quanto il mare pareva gli volesse ad ogni costo consegnare: trascinata da chissà dove, una scarpa, misera, lacera, pietosa, solitaria e sfinita naufraga appartenuta a chissà chi. Egli la raccolse e la portò con sé, nella sua casa, quasi fosse un dono […]

Alessandro Tomaso Arcudi di Galatina

Quando Alessandro Tomaso Arcudi di Galatina pubblicò, nel 1697, la sua prima opera, aveva già superato la quarantina, ed era quindi piuttosto avanti negli anni. S’intitolava: Miniera dell’argutezza scoperta dal sig. Silvio Arcudi ed illustrata dal P. Alessandro Tomaso Arcudi, suo pronipote, de’ Predicatori ed era inserita nella Galleria di Minerva, Tomo II, presso Girolamo Albrizzi, in Venezia, MDCXCVII, alle pp. 297-306. Del suo bisavolo l’autore utilizzava “alcuni abozzi di questa vasta materia, quasi affatto logorati e consunti non so dagli anni o dalla trascuragine degli credi” (p. 297). E davvero c’è da credergli; perché, tra l’altro, verso la fine dell’opera, vengono citati, dei Tesauro, il Cannocchiale Aristotelico, che apparve […]